venerdì 3 febbraio 2017

ا‍‍قْ‍‍‍تَ‍رَبَتِ ‌ال‍‍سَّاعَةُ ‌وَ‌ا‌نْ‍‍شَ‍‍قَّ ‌الْ‍‍قَ‍‍مَرُ

Continua il processo di assestamento della nuova formazione Ayat Tahrir Sham.
Affidata la leadership ad Abu Jaber, si era parlato inizialmente di Abu Saleh al Tahan come comandante militare e di Abu Mohammed al Julani alla guida dei ghazawat. Furono denominate in questo modo le spedizioni militari che, all'epoca del Profeta SAWS, lo vedevano partecipe. E' notizia di oggi invece, l'investitura ufficiale di Sheikh al Fateh come comandante generale di tutte le operazioni militari. L'essere stato relegato in un certo senso in secondo piano, non aveva stupito più di tanto. Alla fine, non potendo più contare sull'appoggio di al Qaeda, aveva perso la battaglia per l'unificazione che avrebbe dato a Jabhat Fath il dominio della Siria settentrionale.


Oltre ad Hashim al Sheikh, da Ahrar sarebbero arrivati anche Abu Saleh Tahan, Abu Mohammed Sadiq e Abu Khuzaima. Si tratta degli hardliners che assieme ad Abu Jaber erano entrati in rotta di collisione con Ali al Omar dall'estate dello scorso anno. Anche loro comunque non hanno mai visto di buon occhio il legame tra Nusra e al Qaeda. Tutti provenienti da Sednaya, si sono uniti spontaneamente alla rivoluzione. Abu Khuzaima al filistini era affiliato ad una frangia di al Fatah che operava in netta opposizione ad Hamas e a Sheikh Yasin. Affidare la linea di comando a due ex di Ahrar al Sham, avrebbe determinato uno sbilanciamento destinato a provocare tensioni in partenza. Al Julani e i suoi uomini hanno evidentemente trovato argomenti concreti per riequilibrare la situazione.
I soliti commentatori o esperti, in parte spinti da interessi americani  e dallo stesso Assad che in Europa ma anche in Italia può contare su supporto di vario tipo, continuano a caratterizzare Ayat Tahrir come l'ennesimo rebranding di Al Qaeda. In realtà proprio la sconfitta di JFS ha dimostrato come ad Al Zawahiri convenga aspettare gli sviluppi della situazione, per poi tornare a fare la parte del leone in Siria.
Per adesso continuano le adesioni e viene esaltato il brand. Era iniziato a circolare un logo leggermente modificato rispetto a quello della prima ora raffigurante la moschea Umayyad di Damasco. Era stata aggiunta una linea colorata come la bandiera della rivoluzione. Probabilmente si sta ancora pensando a come amalgamare al meglio gli jihadisti con la popolazione. La versione finale di logo e bandiera ha stravolto l'impostazione eliminando il simbolo religioso. Ma soprattutto non vi è indicato il nome di una fazione per sottolineare l'importanza dell'unità e dell'apertura verso chi voglia combattere per la Siria libera.

Sul fronte opposizione/ribelli si registra un momento di smarrimento dovuto anche alle prime interferenze concrete da parte di De Mistura e Russia che cominciano ad accelerare la propria agenda attraverso nomine di interlocutori graditi e stesura del programma di transizione e Costituzione.
Se la Turchia non riesce a tenerli a se esercitando la solita pressione e Tahrir al Sham decollerà al di là dell'impatto mediatico, è da ipotizzare un riavvicinamento tra le parti.
A questo punto tutti i discorsi sulla soluzione politica cadrebbero allo stesso modo delle interferenze esterne.

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