giovedì 19 gennaio 2017

Let it be

Nel pomeriggio, assieme al comunicato ufficiale di Ahrar al Sham che si defilava dai colloqui di Astana, è arrivata anche la rivendicazione ufficiale da parte di Jabhat Fath, dell'operazione di Kafr Sousa a sud di Damasco, avvenuta una settimana fa ad opera di due inghimasi.
E' da notare come il comunicato sia diretto a Russia e Siria, che sono gli artefici dell'incontro di Astana, e anche la sottolineatura sulla dignità dei sunniti di Sham.  Il ragionamento sull'unità dei sunniti e sul fatto che questa non è tanto una guerra contro il dittatore di turno, ma una battaglia per la sopravvivenza dei sunniti in Siria, e di conseguenza anche in medio-oriente, era stato fatto da Abu Muhammad al Julani nel corso dell'ultima intervista rilasciata ad al Jazeera. Alcuni giorni fa Husam al Shafi, portavoce ufficiale di Jabhat, aveva dichiarato alla testata online del Qatar, che la soluzione politica per JF è quella di combattere contro il dittatore siriano per poi dare una vita dignitosa ai musulmani di Siria ma anche a tutta la popolazione siriana. Aveva altresì condannato l'occupazione militare russa sottolineando che da questa non può nascere uno stato libero e democratico. Da un pò di settimane inoltre, in varie parti di Idlib la gente è scesa a manifestare contro gli americani colpevoli di prendere di mira esclusivamente Nusra. In alcuni casi anche i combattenti si sono uniti in maniera pacifica quando in passato erano soliti scendere tra la
folla per cercare di reprimerla.

Oggi a Idlib Jaysh al Fath ha anche lasciato liberi i cittadini di votare per un governo locale che li vedrà protagonisti. Sono tutte manifestazioni ovviamente spontanee fino ad un certo punto, ma che costituiscono un segnale importante da parte degli jihadisti e soprattutto di al Joulani , che non rinunceranno per il momento alla baya data ad al Zawahiri, ma vogliono amalgamarsi alla rivoluzione attraverso la gente. Non per infiltrare al Qaeda in maniera più insidiosa, come sostengono gli analisti della Cia, ma per tentare una via più efficace di vincere la guerra contro Assad e Daesh per poi costruire uno stato in cui tutti possano vivere. Che era appunto il concetto espresso sia da Sheikh al Julani che da Shafi.

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