lunedì 23 gennaio 2017

Dal camper alle scorte

Povero direttore.
Dalla bellissima Eleonora Daniele che spesso lo affiancava nelle manifestazioni in cui la polizia postale era protagonista, agli incontri periodici con due dinosauri dei miei amati servizi segreti.
Magari gli hanno pure tolto il numerino raro della Tnt broadband per rifilargli il vecchio 212 ministeriale della Telecom. Comunque non gli è andata proprio male. Non ha fatto nemmeno un giorno di disoccupazione.

Aisi e Aise sono solo due degli interlocutori e uno dei problemi con i quali Roberto Di Legami dovrà confrontarsi nel suo nuovo incarico di direttore dell'ufficio centrale interforze del personale . E' bene quindi che metta da parte qualche piccolo limite caratteriale che ben nasconde dietro l'espressione serena e si armi di buona pazienza per rintuzzare eventuali attacchi.
L'Ucis è un ufficio interforze istituito all'interno del dipartimento di pubblica sicurezza per ovviare all'evidente mancanza di coordinamento e scambio di informazioni che creò molte polemiche all'indomani dell'omicidio Biagi. E' articolato in quattro sezioni che si occupano tra l'altro di raccolta e vaglio di informazioni provenienti dalle sedi territoriali all'interno delle prefetture e degli scambi continui in sede centrale tra rappresentanti di forze dell'ordine, servizi di informazione e magistratura. Sistema altamente informatizzato a detta del ministro. Il direttore non solo decide (affiancato da un consiglio) sulla razionalizzazione delle scorte, ma deve anche relazionarsi alle autorità estere in occasione dei viaggi dei soggetti attenzionati ed è responsabile della formazione degli uomini impegnati nel servizio.  Punto questo controverso, assieme ad altri, perchè molti ne lamentano l'insufficienza. Secondo resoconti giornalistici, l'addestramento nella scuola di Abbasanta sarebbe della durata di sole cinque settimane e prevede un aggiornamento di una settimana ogni tre anni.
Non c'è molta trasparenza da parte del governo sulle modalità di assegnazione delle scorte e sul reale stato del sistema. C'è da tenere per buona la relazione al parlamento del 2013 secondo la quale circa 600 persone sarebbero sotto scorta (numero poi sceso dal governo Letta a quello Renzi) con picchi massimi nel Lazio, Campania, Calabria e Sicilia. Si tratta per lo più di politici, magistrati, personalità del mondo della cultura e dello spettacolo. In linea teorica di collaboratori e testimoni di giustizia si occupa il servizio centrale, ufficio spesso accusato di inefficienze e addirittura spionaggio ai danni degli assistiti, ma di tanto in tanto sui giornali compaiono notizie di pentiti il cui destino è gestito anche dall'Ucis. Gli agenti assegnati al servizio scorte sarebbero poco più di duemila e in gran parte provenienti da polizia e carabinieri. La stampa assume un ruolo centrale in una sorta di gioco al massacro che viene messo in atto spesso contro il governo. Le interrogazioni parlamentari di solito partono da articoli di giornale in cui si è parlato di riduzione della scorta o di sprechi. Lo stesso Scajola, che nel 2002 istituì l'Ucis, qualche anno fa subì attacchi per la sua scorta che sarebbe stata eccessiva. La strumentalizzazione politica fa sì che, alla fine l'ufficio non venga mai tirato in ballo direttamente. Infatti, a parte il prefetto Finazzo che fu il primo a dirigerlo, e il prefetto Basilone che vi è transitata negli ultimi anni, è difficile rintracciare i nomi dei predecessori del dottor Di Legami. Il direttore dovrebbe essere di nuovo reggente dal momento che non risulta ancora aver raggiunto la carica di dirigente generale. I sindacati di polizia altresì utilizzano l'argomento scorte al bisogno, puntando il dito contro stipendi bassi e turni troppo faticosi oppure lamentandosi del cattivo stato di manutenzione delle automobili. Il direttore dell'Ucis è affiancato nel compito da altri direttori e ha come referenti il capo della polizia e il ministro, ma anche in questo ruolo è facile tirarlo in mezzo o scaricare su di lui colpe non sue. Farebbe quindi bene a gestire se stesso al meglio e a stare attento alle insidie.



Foto Una vita da social

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