sabato 17 dicembre 2016

Il socio fondatore e la festa mancata


Ser frem til vårt neste møte, også. Jeg tror det ville være hensiktsmessig med en feiring i Roma når alle de mistenkte befinner seg i Italia. («Looking forward to our next meeting, too. I think it would be appropriate with a celebration in Rome when the all the suspects are located in Italy»).
Vider Brein-Karlsen 

Il "mio" Blengini sorriderebbe soddisfatto per un fallimento che in fondo sarebbe da imputare al suo direttore, descritto sul sito delle barbe finte come tra i soci fondatori del Ros e approdato all'Aisi qualche mese prima della conferenza stampa faraonica dell'operazione JWeb.

Ma chi ha messo veramente le zampe sull'inchiesta Krekar e qual era la destinazione finale del mullah curdo se l'Italia non avesse ritirato la richiesta di estradizione ?
Probabilmente l'indagine, iniziata diversi anni fa, è stata sempre gestita dai carabinieri e al solo scopo di assicurare alla giustizia un soggetto che è stato praticamente messo in piazza da Bin Laden e costituisce tuttora un pericolo per la sicurezza nazionale di parecchi Paesi. La premiata coppia Pignatone-Prestipino, chiamata a Roma per ripulire la piazza e liberarsi di qualche inchiesta che non produceva risultati, ha dato il colpo di grazia potendosi avvalere del decreto antiterrorismo. Krekar è molto abile a riciclarsi negli scenari jihadisti. Difficile incastrarlo anche con una norma così rigida. Il problema però di quel decreto, è che costituisce un ottimo escamotage propedeutico all'espulsione. Provare che esista una associazione criminale di stampo terroristico a seguito di scambi su Internet è molto più complicato. E' la polizia che sa trarre maggior vantaggio dal decreto, visto che Lamberto Giannini se l'è scritto a tavolino assieme al procuratore Roberti. Brynjar Meling, che difende Krekar ormai da una vita, era preoccupato più che altro per le interferenze della politica norvegese nella questione. E ne aveva ben donde a giudicare dal racconto del segretario di stato norvegese, pescato con le mani nel sacco o meglio con gli scambi mail tra lui e Cosimo Ferri, nei quali si parla solamente degli atti giudiziari in corso nei rispettivi Paesi per favorire l'estradizione.
Di incontri tra autorità norvegesi e italiane si è ampiamente scritto sulla stampa norvegese che ha fatto riferimento ad investigatori, magistrati e rappresentanti di governo. Ferri e Karlsen alla fine sono pesci piccoli. Probabilmente dietro le quinte c'erano gli americani, da sempre alla ricerca di un modo più o meno legale di prendere Krekar per stroncare i suoi traffici. Di questi tempi, visto l'orientamento del generale Votel a dare sempre maggior spazio alle milizie curde nello scenario iracheno, il compito dell'Italia era quello di fare da tramite per cederlo alle autorità curde sempre più infastidite dalle manovre di Krekar all'interno della politica locale e forse determinato anche a tornare per avere un ruolo attivo.


Foto/Testo Dagbladet

Nessun commento:

Posta un commento