martedì 6 dicembre 2016

Blengy Pokemon e l’odio

Come da copione ogni volta che spunta all’improvviso la figura di un funzionario dei servizi segreti, abbiamo conosciuto anche la composizione del suo nucleo famigliare. Gli organi di stampa locali del luogo di residenza giungono in soccorso nelle fasi successive, specie se si tratta di un ex appartenente alle forze dell’ordine. A suo tempo i giornali indicarono il nome della moglie del dottor Mancini, oltre a quello del famoso fratello. A chi interessa? Tutto fa brodo per costruire il profilo di un fantasma e per ficcare il naso negli affari di uno che ha molti più mezzi di noi per farsi i nostri. Di certo non deve essere facile dedicare tempo alla propria vita privata allo stesso modo di quella lavorativa quando si fa un mestiere così particolare. Se avessi una famiglia mia, non la sacrificherei al lavoro. Però queste sono valutazioni che si riesce a fare quando ormai il tempo delle scelte è passato. Adesso che è diventato una superstar, il dottor Blengini non può sottrarsi alle telecamere. Di solito ai Conosp sfigati mandano i vicedirettori. Che siano sfigati lo si intuisce dagli sguardi affranti dei generali Poletti e Delle Femmine. Dopo aver ascoltato la voce di Alberto, ci può scappare anche una foto del dottor Blengini. Tutto o quasi, arriva nella vita. Questione di qadar. Basta sapere aspettare.

Dai circoli del premier è giunta voce che Matteo, tra un singhiozzo e l’altro, s’interrogava sulle ragioni di tanto odio contro di lui. Ingenuità di un uomo alla guida di un governo che, investendo miliardi sulle campagne contro il bullismo, ha reso ricche le multinazionali. Mia madre che insegnava a cinque classi di bambini dentro ad una stalla temporaneamente prestata, maiale incluso, dal contadino allo stato, è persona di larghe vedute. Però con l’età e gli acciacchi ormai si nutre di televisione. Da perfetta cliente di certi programmi, quando vede un extra-comunitario in strada inizia a sbraitare.

L’odio nasce dalla poca conoscenza e dalla manipolazione della percezione.
La vicenda della promozione del dottor Blengini è un caso perfetto di odio costruito a tavolino e ingigantito grazie alla rete. Ce ne era stato un accenno in primavera, nell’ambito delle discussioni sulle nomine, che poi è stato abilmente ripreso tra Ottobre e Dicembre a cadenze quasi settimanali quando due testate, che ben conosciamo, si rimpallavano la notizia in rete. Al centro della vicenda non c’era il dottor Blengini né la sua carriera ovviamente, ma Renzi. Se si va a leggere il fraseggio usato, quello che è presumibilmente accaduto è che per esigenze interne è stata sfruttata qualche norma che permette un avanzamento in carriera accelerato. O forse c’è stata una modifica che comunque è permessa. Complici i titoloni, l’enfasi e l’ignoranza (chi si è preso la briga di andare controllare le due righe di decreto sparate a caso nell’ultimo articolo?), le esigenze interne sono diventate quelle del presidente del consiglio. Internet funziona così. Nulla si crea, tutto si trasforma. A ciò vanno aggiunti gli articoli di giornalisti di provincia che vengono confezionati quando tornano utili per esagerare un atto d’accusa contro il governo di Roma o i vertici del partito. Giornalisti al servizio della politica locale che tra l’altro hanno come referenti anche appartenenti all’Aisi del posto. Carabinieri o poliziotti in transito. Il tutto, assieme ad altro materiale su esponenti del Pd e famigliari di Renzi, twittato e retwittato da eserciti di troll a pagamento e poi da normali cittadini, nell’arco di vari mesi ha generato un’onda d’odio sconfinata.

Al presidente del consiglio è mancato un quadro informativo che gli desse contezza del fenomeno e delle sue proporzioni. Questa è l’unica e vera questione sulla quale il dottor Blengini, o chi si occupa di quest’aspetto, dovrebbe rendere conto. Magari anche qualche loro collega che flirta un po’ troppo con grillini e leghisti del Copasir. Matteo non si è reso conto inoltre, che la presenza in rete non è sufficiente a rintuzzare gli attacchi. Doveva andare sul territorio tra la gente e non solo per mettere una firma o distribuire soldi. Doveva venire in mezzo a noi. Presidenti di regione, sindaci, dirigenti alla fine l’hanno pugnalato dopo essersi presi il malloppo. D’altra parte perché un potenziale senatore dovrebbe essere contento di vedere ridotte le possibilità di accesso al senato in seguito ad una riduzione? L’odio nasce e si trasmette per necessità.

Nessun commento:

Posta un commento