sabato 5 novembre 2016

Entratura all'agricoltura per lavorare nell'intelligence

Quando il marito di una cugina alla lontana, passò dalla guardia di finanza ai servizi segreti, era verso la fine degli anni ottanta, mio zio buon'anima, tra l'altro faceva di nome di battesimo come il fratello di Marra, ironizzò a modo suo con un "adesso sì, che possiamo dormire tranquilli la notte".
Si trattava di un ramo acquisito della famiglia, mezzo siculo e mezzo romano, che non gli andava proprio a genio. Da buon chietino trapiantato a Roma, anche lui era un pò intrallazzone. Amava vantarsi del fatto che grazie alle sue entrature, risparmiava un sacco di soldi facendo benzina al Vaticano.
E spiegava che la raccomandazione, specie in ambiente militare, è un'arte che va praticata con maestria.
Una volta un ragazzo delle nostre parti gli chiese aiuto per entrare nella guardia di finanza. Lui si diede da fare come suo solito e rimase di stucco quando il giovine, al quale era molto affezionato perchè lo conosceva sin da bambino, fu fatto fuori. Indagando, scoprì che la famiglia si era mossa anche su altri fronti e aveva rimediato un'altra raccomandazione. Quando i due "raccomandanti" erano venuti a conoscenza del fatto, si erano offesi e nessuno dei due appoggiò l'ingresso nel corpo.
Alla mia obiezione che con una raccomandazione doppia, uno dovrebbe essere strasicuro di entrare, mio zio replicò che in quegli ambienti invidia e odio fanno da padrone. Trovato un santo, bisogna fare affidamento solo su quello.

In sintesi, quello che volevo dire, è che mi è piaciuto l'approccio di Raffaele Marra nell'intervista a Il Fatto.
Ha detto "volevo lavorare per i servizi segreti"  "lavorare nell'intelligence".
Già il fatto che volesse lavorare è di per se positivo. Anche per e nel, sono sintomo di buona volontà.
La raccomandazione se la meritava tutta.
E a proposito di gente che si dà da fare, ovviamente chi se non Monsignor D'Ercole poteva suggerirgli di rivolgersi ad Alemanno ?

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