giovedì 24 novembre 2016

Con la vacanza in Salento prendo tempo dentro me

Briatore era una persona intelligente oltre che brillante.
Coglieva le opportunità al volo piuttosto che raccoglierle, come facevano quelli alla corte del giovane premier. Si era detto entusiasta quando gli era stata proposta la candidatura per la guida della regione Puglia. Avrebbe iniziato subito a fare campagna elettorale. Giusto in tempo per l’inaugurazione del Twiga. Come Ambasciatore a Washington era meglio Al Bano. Una ex moglie americana, tanti figli, una bella moglie. Un conservatore insomma. Trump lo avrebbe apprezzato. Lui e il vino della sua tenuta. Briatore somigliava molto a Fezzani. Con più barba, e tolti gli occhiali, avrebbe potuto fare da controfigura. La parlata cuneese era molto simile all’arabo moderno. Forse un po’ troppo magro. Lo avrebbe portato a mangiare dal Bolognese. Il ristorante preferito dai ragazzi del Sismi. Un occhio della testa. Avrebbe messo in conto all’Aise. Fezzani era in fondo parte delle operazioni esterne.
Quelli come lui, della sicurezza interna, non frequentavano posti da ricchi. Erano spartani. Mense, self service. Pasti frugali ma dignitosi. Non portavano gli amici a mangiare il panino con la cotoletta sull’autostrada. A proposito del piccoletto romagnolo. Doveva farsi prestare l’arricciacapelli. Briatore aveva la chioma troppo liscia.
Lo spilungone dell’Ucigos lo aveva chiamato di nuovo con una scusa. Anche lui non credeva alla cattura. Inspiegabile. La notizia che erano già pronti i documenti per l’estradizione era stata affidata a Quotidiano nazionale. Il giornale diretto dall’amico dell’amico del romagnolo. Più credibile di così.
Prima del 4 Dicembre avrebbe sistemato anche quella blogger sospettosa e il capo dei cugini. Li avrebbe piazzati su una delle navi della Pinetti. Una risorsa per i servizi. In crociera a tempo indeterminato senza aggeggi elettronici. Così avrebbero passato un po’ di tempo a parlare male di lui, ma lontano da orecchie indiscrete. Nel frattempo doveva dare un’occhiata al catalogo Ikea. C’era da scegliere la poltrona da vice direttore.
Ma era routine da agente segreto quella ?
Gli mancava casa sua.
La branda dell’ufficio non era granchè.
Sospiro profondo. Per la patria.


Foto Flavio Briatore Instagram

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