domenica 4 settembre 2016

L'appello del filosofo e i dilemmi del generalone

Noi siamo le Forze Siriane Democratiche, le Ypg e le Ypj: le unità di protezione popolare e le unità di protezione delle donne. Il nostro esercito conta più di centomila combattenti: donne e uomini; curdi, arabi, armeni, assiri, circassi, turcomanni, internazionali. Dopo la vittoria di Kobane, queste forze hanno inflitto all’Isis sconfitte su sconfitte; e il 25 maggio abbiamo lanciato l’offensiva su Raqqa, per circondarla e tagliare ogni comunicazione tra l’Isis e il mondo esterno.infoaut

Foto Palazzo Chigi


Well, I'll leave it to the Department of State to talk on foreign minister responses. But I will just say that we rely on both Turkey and the Syrian Democratic Forces to help us in our fight against ISIL. Both of them are critical to it. Turkey certainly plays an extraordinarily important role, with their access, basing, overflight, variety of things that they do. And their operations along the border against ISIL are extraordinarily important and welcome. At the same time, we also -- we also value the contributions of the Syrian Democratic Forces, who have been a good partner to us in helping address the ISIL threat in the area. So, I think, we see the -- we see the need to continue to work with both of these organizations as we move forward and address our principle threat, which is the Islamic State. Joseph Votel


Un foreign fighter con l'accento nordico non si può sentire.
Ma avranno spiegato la questione all'enigma di Palazzo Chigi?

Davide Grasso, questo sarebbe il suo nome secondo la stampa italiana, omette di ricordare che le YPG sono forze legate al PKK. Una formazione terroristica tanto quanto Ahrar al Sham e Jabhat Fateh. E forse anche di più. Secondo elemento che gli sfugge, è che l'ampia compagine rappresentata dalle SDF, è appoggiata dagli americani. Tutte le vittorie che i curdi possono vantare, sono maturate grazie alla copertura aerea e alla fornitura di armi da parte americana. Scelta obbligata questa, perchè oltre al fatto che le forze siriane democratiche non sarebbero caratterizzate dalla ferocia e dalla pericolosità degli altri gruppi, il loro secolarismo non pone il problema delle dispute settarie.
Il supporto americano, così come quello dato ai turchi, è ovviamente legato al solo contrasto a Daesh.
E qua casca l'asino.

Al di là dell'obiettivo comune di sconfiggere Daesh, ognuno è in Siria per difendere i propri interessi.
L'America non vuole perdere una sfera di influenza in medio-oriente.
La Turchia ha come obiettivo quello di scongiurare la formazione di uno stato curdo ai propri confini.
La battaglia di Jarablus, che doveva svolgersi con il supporto delle special forces, è partita su iniziativa turca a causa del ritardo nella risposta americana. Mentre il Pentagono era determinato a iniziare le operazioni di terra, la Casa Bianca chiedeva maggiori informazioni. Alla fine i turchi hanno sconfitto Daesh assieme al Free Syrian Army, che esiste solo come marchio e con composizione molto variabile, ma esiste ancora. A Manbij gli americani avevano assicurato che i curdi sarebbero rimasti fuori dalla scena ma così non è stato. E, nonostante le rassicurazioni del generale Votel, i curdi non se ne starebbero a est dell'Eufrate. Quindi i turchi, ogni volta che fiutano il pericolo, scattano per fatti loro e da un pò di tempo non partecipano più ad operazioni congiunte.Potrebbero cercare un accordo con la Russia.

La scelta degli americani, obbligata visto l'apporto massiccio che turchi e curdi sono in grado di offrire, si è rivelata un boomerang perchè ha aperto un fronte di guerra ulteriore che rischia di compromettere la mediazione politica. Nonostante la fermezza mostrata dal generale Votel la scorsa settimana, la situazione potrebbe evolvere in maniera negativa.
Rompere i rapporti con la Turchia o escludere alcune fazioni dai tavoli dei negoziati, è una soluzione filosofica ma poco pratica.


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