giovedì 11 agosto 2016

Santa Joulani


All’indomani dell’annuncio urbi et orbi del cambio di nome ed alleanze accompagnato da tanto di quadretto bucolico che ricordava bin Laden e al Zawahiri dei bei tempi che furono, con Mohammed al Joulani circondato da seri figuri in tuniche angeliche che dovrebbero essere i suoi consiglieri spirituale e militare, sono stati versati fiumi di parole su motivazioni ed implicazioni.

Un fatto, dato da molti ormai per certo, è l’incontro che si è tenuto ad Ankara qualche settimana fa e che ha visto gomito a gomito allo stesso tavolo i vertici dei gruppi dei ribelli e gli emissari dei governi del Qatar e dell’Arabia Saudita. Fatto storico questo, se si considerano i rapporti non proprio idilliaci tra le due monarchie del Golfo, specie per quanto riguarda la strategia da adottare in terra di Sham. Ma in vista di un momento tanto delicato come la battaglia di Aleppo, e con i colloqui con il governo siriano alle porte, se non proprio alla fine di Agosto come previsto, almeno entro la fine dell’anno, pare sia stato proprio lo spregiudicato e giovane emiro del Qatar, a volere una sorta di riappacificazione temporanea. Prima di sedersi di fronte ad Assad e al suo club di persone per bene, bisogna avere a disposizione argomenti forti come gli avanzamenti di fronte che ci sarebbero stati in questi giorni.

Indubbiamente l’incremento dei finanziamenti ha di sicuro influito sulla scelta, almeno di facciata per il momento, fatta da Sheikh al Fateh circa il rebrand di al Nusra. Ma in gioco, oltre al presente, c’è prepotentemente il futuro. Il giovane siriano, insegnante a tempo perso di arabo classico nelle prigioni irachene, non è il tipo che guarda per il sottile. Sa quello che vuole e al momento giusto se lo prende. E’ uscito indenne da vari attentati e non si è piegato ai capricci del paffutello iracheno. Quando al Baghdadi glielo ha chiesto prima ed imposto poi, non ha sciolto le fila del suo Jabhat al Nusra ed anzi ha continuato a lavorare alacremente sul terreno. Tra un rapimento ed un attentato si è saputo costruire la fiducia della gente. Della sua gente. Cosa nella quale Daesh, sanguinario protagonista più interessato alla strategia del terrore contro i musulmani che alla costruzione di uno stato islamico siriano libero da Assad, ha finora fallito.
E’ interesse di Sheikh al Fateh quello di sottrarsi a bombardamenti russi ed americani e di coagulare attorno a se la resistenza siriana, ma soprattutto di ricavarsi uno spazio all’interno di un governo nel periodo post-Assad. Per queste ed altre ragioni, una relazione conclamata con al Zawahiri, che fino ad oggi è risultata utile, nel futuro può stargli stretta più che scomoda. Ma nell’architettura di questo eventuale futuro, è arduo predire quale sarà la sfera di influenza esercitata dall’Occidente, attualmente almeno in apparenza, maggiormente impegnato sui fronti iracheno e libico.

Ha pienamente ragione Mike Morell, quando dice che dovremmo far pagare a russi ed iraniani per ogni singola goccia di sangue versata nei conflitti del passato. E’ un discorso questo che non riguarda solo gli americani, impegnati nel bene e nel male in ogni piccolo e grande conflitto in giro per il globo. Vale anche per noi altri. Se ad Iran e Russia si deve dare per forza di cose ragione quando mettono in evidenza l’ipocrisia del sistema occidentale, al tempo stesso non si può fare a meno di incolparli di non aver saputo proporre un sistema differente, se non quello fatto di sotterfugi e terrore. Devono pagare un prezzo alto ed imparare la lezione.
Ma se la guida in medio-oriente verrà presa dagli stati del Golfo coadiuvati dagli uomini di Jabhat Fateh al Sham e dagli altri gruppi, sarà difficile esercitare questo tipo di controllo.
Pur avendo dato conferma del fatto che la nuova formazione vuole essere locale, o almeno prettamente regionale, al Joulani sa benissimo che il gradimento suo e del gruppo che guida, sale presso le giovani generazioni sia europee che medio-orientali. Ci potremmo ritrovare un giorno, di fronte ad un altro movimento jihadista globale.
Ragionamenti questi che devono essere fatti prima di riempire di armi i gentiluomini di Santa Joulani e di sedersi al tavolo con Assad.

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