lunedì 11 luglio 2016

L'intelligence sbarca a Dhaka. Ain't Missing you at all.

Si sono portati il furgoncino nuovo della Cia.
E dai che scherzo.
Lo sapete che vi voglio bene.

Anche l’inizio della settimana è stato caratterizzato da resoconti stampa che hanno come oggetto il sopralluogo a Dhaka di una squadra dei nostri servizi e un presunto piano di Renzi per estendere la rete dell’intelligence ad aree non strategiche per l’Italia sotto il profilo economico e finanziario.

Volendo scartare soluzioni dettate dall'emotività, c’è da tenere in considerazione il fatto che almeno in Bangladesh, e probabilmente anche in alcune zone calde della terra a quanto è dato capire dalle dichiarazioni rilasciate da magistrati ed investigatori in questi giorni, i cittadini italiani sono a rischio nè più nè meno di quelli di altre nazionalità. Quindi bisogna semplicemente elaborare linee guida da far rispettare a tutti i cittadini italiani all’estero oppure in partenza,  seguendo l'esempio degli Stati Uniti. E’ notizia di questi giorni che la delegazione di una cittadina americana gemellata con un comune bresciano, non visiterà l’Italia proprio a causa dell’allarme lanciato dal dipartimento di stato a proposito dei viaggi in Europa. Una best practice che a quanto pare da noi non esiste o viene implementata in maniera approssimativa. Ci sono responsabilità ben precise per una mancanza del genere, che l’invio di una squadra di esperti dei servizi segreti non può e non deve coprire.
Per quanto riguarda i flussi informativi in partenza da e per quell’area, essi dovrebbero essere inclusi tra quelli smistati da Giappone e Pakistan. Zone che sappiamo essere coperte in maniera ottimale.
Nei giorni scorsi siamo venuti a conoscenza del fatto che i servizi segreti svizzeri annualmente ricevono un totale di 9000 informative dall’estero e ne girano la metà agli alleati. Mi aspetterei una cifra decisamente superiore per quanto riguarda l’Aise.
Per tornare utili però, le informazioni devono essere selezionate, analizzate ed incrociate in modo adeguato. Ogni volta che si verifica un patatrac che ci riguarda, si ha l’impressione che l’Aise non abbia degli analisti di livello o che le valutazioni espresse non vengano prese in considerazione dall’utilizzatore finale che è il governo.
Qualunque sia la situazione, mandare all’estero altro personale o acquisire informatori locali, non risolve il problema. Anzi lo complica.

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