giovedì 7 luglio 2016

Le parole gentili ma poco utili del ministro Gentiloni

Il governo italiano ritiene "attendibili le rivendicazioni di Daesh" in ordine all'attentato del 1 luglio a Dacca. Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni nella sua informativa al Senato. "Siamo – ha aggiunto - di fronte a una minaccia globale".
Poi Gentiloni è rivolto “alla comunità musulmana che vive pacificamente in Italia”, affinché ci sia un impegno da parte loro contro coloro che usano la fede islamica per giustificare gli omicidi. ilvelino

Daesh è un movimento globale che però sviluppa la propria azione a seconda del contesto socio-politico che trova nelle zone in cui si espande.

Il Bangladesh ha ancora una relazione ancestrale con la guerra afghana e i talebani.
Subisce sul proprio territorio le ripercussioni delle guerre proxy tra India e Pakistan.
Non riesce a districarsi tra le pieghe di un rapporto problematico tra governo e opposizione.
In questo quadro va ad innestarsi il fondamentalismo islamico.
Se si vuole risolvere il problema in maniera concreta, vista la nutrita presenza di italiani in quel Paese, bisogna affrontare con decisione il ministro Hasina e spingerla a cercare una soluzione definitiva per questo tipo di realtà. Buttarla sul solito appello-ricatto ai musulmani, equivale al comportamento dello stesso ministro bengalese che mette la testa sotto la sabbia per un po', in polemica con presunte interferenze, per poi riemergere in attesa del prossimo disastro.

Allo stesso modo, sbandierare la storiella dell’informativa dei Ros giunta nelle ore successive all’attentato, significa chiudere tutti e due gli occhi su quella che è the big picture.
L’allerta doveva essere lanciata in tempi molto antecedenti all’omicidio Tavella.
Se non lo si è fatto, c’è una evidente carenza gestionale da parte di tre ministeri chiave :
interno, difesa, esteri.
Di base c’è anche una gestione piuttosto allegra degli italiani all’estero che incontrano l’ambasciatore e il console solo in occasione dello show room Ferrari, per una mostra di prodotti tipici o anche quando c’è un artista italiano in concerto o che espone le proprie opere. Il funzionario dell’Aire, che è uno dei pilastri dell’Ambasciata, lo si vede quando si va a registrare la propria presenza o per risolvere qualche bega burocratica. Mancano l’assistenza e le informative relative a questioni di sicurezza poste in essere dal dipartimento di stato americano e dal foreign office.
In un contesto del genere, il carabiniere in servizio in portineria e il funzionario dei servizi o della polizia di stato addetto alle relazioni con l’intelligence locale, che riferisce di volta in volta all’Ambasciatore, sono uno spreco di budget. E ci si accorge di queste cose solo quando ci scappa il morto come accaduto in Egitto e in Bangladesh.

Se il governo non mette riparo a questa situazione, è inutile stare a parlarne o fare appelli di facciata.

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