domenica 24 luglio 2016

L'altra metà del cielo che non ama Marco Mancini

Legislatura 16ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 263 del 06/10/2009 COSSIGA - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro della difesa - Si chiede di sapere dal Presidente del Consiglio dei ministri, nella sua qualità di vertice politico del sistema di informazione per la sicurezza, e dal Ministro della difesa: se corrispondano al vero le informazioni fornite dal generale dei Carabinieri Bonzano - già noto per il modo con cui ha fatto carriera e per le modalità delle sue partecipazioni a esami e concorsi, direttore del Dipartimento per la sicurezza del personale e delle strutture logistiche dell'Agenzia per le informazioni per la sicurezza esterna (AISE) - al Presidente del Senato della Repubblica in visita in Afghanistan e ai suoi collaboratori, e secondo le quali prima dell'arrivo del presidente Schifani nell'area, in essa sarebbe stato ritrovata una "auto-bomba" e tre missili terra-terra e terra-aria, e come mai queste informazioni non siano state fornite al seguito del Presidente prima del suo arrivo in aereo nella zona, ma soltanto dopo, ad Abu Dhabi, tappa per il ritorno in Italia; inoltre, che cosa ci stesse a fare al seguito del Presidente del Senato il generale Bonzano, dato che ad altri e diversi enti di polizia ordinaria e militare erano affidati i compiti di scorta e tutela della sicurezza, salvo che per mettersi in mostra e incassare la cospicua trasferta, data anche la sua ben nota e totale incapacità a svolgere compiti diversi da quelli di far pedinare uomini politici e membri del Parlamento. (2-00118)

Si può tentare di mascherarlo con un pò di rossetto definendolo picconatore, ma di certo il senatore Cossiga non passerà alla storia per correttezza ed educazione.

Nel dossier di Chiocci sono tornate a galla alcune figure che avevamo imparato a conoscere nel corso degli anni in seguito alle vicende giudiziarie relative al caso Telecom e Abu Omar .
Si tratta più che altro di nominativi che poco dicono al cittadino ordinario e che fanno parte, o lo sono stati, della galassia Sismi-Aise. Secondo quanto sostenuto dal dottor Mancini, in maniera molto poco diretta e attraverso testate giornalistiche ed interlocutori politici a lui vicini, ci sarebbero nell’agenzia funzionari che gli sono da sempre ostili e che hanno tentato di approfittarsi delle sue traversie in modo da allontanarlo dal servizio per poi ridisegnare la mappa gerarchica e i poteri occulti che la sostengono.

Il generale Giovanni Bonzano appartiene alla nidiata Piccirillo che si trasferì al Sismi dopo il servizio prestato nell’Arma. Servizio che lo vide reclamare in maniera decisa l’identità militare dei carabinieri. I discorsi che andavano di moda negli anni novanta sulla smilitarizzazione non lo entusiasmavano affatto. La vicenda a cui faceva riferimento il senatore Cossiga nell’interpellanza appartiene ad una delle tante strumentalizzazioni politiche dell’epoca. Il viaggio lampo del presidente Schifani ebbe luogo all’indomani di un attentato che colpì i militari italiani di stanza in Afghanistan. In Italia si ebbe notizia del disinnesco attorno alle dieci di sera. Evidentemente il presidente del senato ne fu messo al corrente dopo le verifiche del caso.
Tra l’altro il generale Bonzano nel 2011 sarebbe stato messo praticamente a riposo relegandolo agli archivi. Non sembrerebbe quindi il tipo descritto con parole tanto dure . Risulta essere consulente della commissione Moro.
La foto tratta dal giornale Gente, e conservata sul sito dell’università della Calabria, dovrebbe risalire al periodo 2006-2008, quando il prefetto Gabrielli venne chiamato a guidare il Sisde-Aisi.
Tra i primi a laurearsi al termine del primo corso di master in intelligence, ci fu l’allora tenente colonnello del Ros Valerio Giardina. Quando si sparse la voce che Marco Mancini stava per dare l’addio alla sede di Vienna per tornare in Italia, una giornalista calabrese, che chiacchiere di politici locali almeno all’epoca davano come molto vicina al colonnello, fu tra i primi a darne notizia su una testata con la quale collaborava. Coincidenze che a noi donne non sfuggono.

“Tale Cassano” come indicato nei verbali di Ravenna, dovrebbe essere quel Giuseppe Cassano che, in vista dell’addio forzato del generale Pollari all’indomani della bufera Abu Omar, fu messo a guardia del forziere dei segreti dei servizi in qualità di dirigente della sicurezza generale. Più che per blindare passato e futuro all’interno del Sismi, come scrissero i giornali a proposito delle nomine a raffica, forse la mossa era soprattutto tesa a proteggere l'esecutivo. Con il senno di poi, non sarebbe sbagliato affermare che un po’ tutti i governi che si ritrovarono quel Sismi in organico, erano succubi dell’agenzia e del suo direttore. Andarsene all’improvviso equivaleva a lasciare non solo loro, ma anche la sicurezza nazionale allo sbando. Difficile capire come e perché il dottor Mancini si sentisse o si senta tuttora minacciato da questo Cassano. Magari un giorno il lughese attaccabrighe ce lo spiegherà.

Di Nicola Boeri abbiamo sentito ampiamente parlare nei mesi scorsi quando il direttore dell’Aise preso da una voglia di rinnovamento improvvisa (?) lo fece tornare dalla Russia, e gli affidò la direzione del centro analisi, che avevamo capito da tempo essere carente proprio in materia di analisi. Franco Bechis, ormai biografo ufficiale del reparto giovani del Sismi-Aise, non lo ha classificato tra gli uomini di fiducia del direttore. Ma i rapporti nell'intelligence si sa, sono come le storie d'amore. Bisogna accontentarsi di quello che si ha. Che magari è anche di più di quello che si potrebbe avere.

L'accoppiata Manenti-Boeri sarebbe stata la carta vincente giocata per la liberazione di Federico Motka. Evidentemente entrambi hanno buone entrature nell’intelligence turca che è solita gestire queste operazioni grazie agli ampi margini di flessibilità di cui si serve per intrattenere rapporti con gruppi dediti a questo tipo di redditizia attività. All’epoca non ci furono le strumentalizzazioni del caso, circa l’esoso riscatto pagato per il giovane italiano, così come si verificò all’indomani della liberazione delle due donzelle votate alla causa dei ribelli siriani. Operazione che sarebbe stata anche questa gestita da Boeri e che ci ha fatto guadagnare la fama di dispensatori di denari. Esaminando comunque la casistica degli ultimi dieci anni e più, si nota come, pur essendo il nostro Paese nel mirino dei rapitori , prevalga alla fine il numero dei rapimenti perpetrato dai non state actors. Soggetti quindi, al di fuori della galassia jihadista e dei quali è difficile analizzare intenzioni e reale capacità o volontà di premeditazione. Considerazioni queste, che poco interessano ai politici.


E chiudiamo questo giro di Sismi-Aise boys anti-tortellino con due personaggi anch’essi invisi al senatore Cossiga secondo il quale, il generale Vito Damiano messo a capo del controspionaggio dopo la vicenda Abu Omar e successivamente sulle barricate, assieme al capo di gabinetto De Pinto e al generale Bonzano, per far calare il sipario sull’era Pollari, avrebbe intrattenuto rapporti con magistrati. Da una cabina telefonica situata all’interno di Forte Braschi. Che effettivamente è uno scenario classico per i nostri servizi. Probabilmente al senatore era piuttosto indigesto il mentore politico del generale, quando questi decise di mettersi al servizio della cittadinanza di Trapani, e che era il senatore D’Alì. Fece arrabbiare i trapanesi una presa di posizione del novello sindaco secondo il quale non bisogna parlare di mafia sennò le si dà troppa importanza. Posizione legittima da un punto di vista sbirresco, ma che poco senso ha, in una regione che ormai campa di antimafia e in una città come Trapani, sede di intrecci storici tra Gladio, massoneria e mafia.

Dell’ammiraglio di squadra (all'epoca di divisione) Michele De Pinto si sa poco e niente, se non che amava riorganizzare uomini e strutture a seconda delle proprie esigenze . E che apparteneva alla cordata Foffi-Branciforte.











*Come al solito il post è frutto di un lavoro di ricerca ed analisi su materiale reperito in rete.
Mi scuso con i soggetti citati per eventuali inesattezze.

1 commento:

  1. In realtà Marco Mancini stava sulle scatole alla Cordata dei Carabinieri ( Generali e Colonnelli) perché lui, da ex Brigadiere, li comandava da Direttore di Divisione, godendo poi della fiducia di Pollari. Bonzano nel 2011 fu messo alla “Scuola” da Pollari proprio per i motivi di cui sopra. Il controspionaggio nelle mani di Mancini funzionava benissimo. Poi ci ha messo le mani Spataro, e tutto e’ finito. Via Pollari, Mancini depotenziato, sono tornati i piedi neri.

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