sabato 16 luglio 2016

La ragion di stato dell'Isi

Pakistan has not only refrained from attacking what the deem to be "good terrorists" such as the Haqqani nework during Zarb-e-Azb operation, but the Pakistani military also moved their families, weapons and equipment to safty before they started the operation. There is no doubt that Afghan and US intelligence were well aware of the moves and were monitoring the situation. Besides collecting information from human and technical resources, they collected information from other sources as well. Here I share some documented evidence that reveal the involvement of Pakistan and ISI's support to the Haqqani network and other terrorist groups. I do this in order to make the public aware of these issues. It is pertinent to mention here that there are hundreds of documents in the National Directorate of Security (NDS) archive that clearly indicate support of Pakistan to terrorists: Rahmatullah Nabil via Tolonews 

Una delle prime piste battute dal governo pachistano per ottenere la liberazione di Warren Weinstein, e forse anche di Giovanni Lo Porto, fu proprio quella della rete degli Haqqani assieme al gruppo di supporto dei Talebani guidato da Hafiz Gul Bahadur, che tutti ritengono essere il peggiore dei mali. Poi venne setacciato anche il Waziristan, sempre alla ricerca di una mediazione. Ma senza alcun risultato. Lo si riuscì a fare in virtù di quel pezzo di territorio conquistato nel corso dell'operazione Zarb e Azb. I ragazzi del Generale Raheel Sharif hanno messo l'anima in quella missione.
Qualcuno c'ha lasciato la vita.
Ma per quanto in maniera chirurgica un'operazione militare possa essere strutturata, qualcosa sfugge sempre oppure torna.. E infatti a Datta Khel, dopo che questa fu ripulita dall'esercito pachistano, il 4 Gennaio del 2015, ovvero qualche settimana prima dello strike che fu fatale a Weinstein e Lo Porto, gli americani uccisero un comandante uzbeko agli ordini di Hafiz.
E credevano di avere ucciso lo stesso Hafiz.
Tra trattative e droni alla fine si riuscì a salvare solo Bowe Berghdal che venne liberato nel Maggio del 2014 in cambio del rilascio di quattro talebani a Guantanamo.

Questo racconto, forse noioso per chi non segue certe vicende, serve a dimostrare che alla fine i fatti, così come li descrive l'ex capo dei servizi segreti afghani, sono diversi a seconda dell'ottica in cui li si considera. L'Haqqani network nasce e viene supportato in funzione anti-sovietica non solo dai servizi segreti pachistani, ma anche da quelli americani e sauditi. Ci fu un'epoca in cui, alle riunioni con i capi di Haqqani e Talebani partecipavano i rappresentanti delle agenzie di intelligence occidentali e medio-orientali. Non solo l'Isi. Magari anche i nostri. Quindi la lettera nella quale si chiede di fornire sistemazione e finanziamenti agli Haqqani non costituisce una grande sorpresa. Si tratta di una via di mezzo che permette a tanti di sopravvivere. Paradossalmente anche agli Afghani.

Rahmatullah Nabil come tutti i capi di servizi segreti, incluso il suo predecessore Amrullah Saleh da tempo autoproclamatosi anche lui nemico numero uno del Pakistan e dell'Isi, queste cose le sa.
E quando questi sono riusciti a guadagnarsi la poltrona dell'Nds, hanno in un certo senso acconsentito ad essere intranei a questo sistema. Poi forse qualcosa è andato storto.
Non sono stati accontentati e adesso fanno i paladini duri e puri.
Ipocrisia peggiore forse, anche della ragion di stato che rende legittima la mediazione con i talebani.

All'indomani dell'annuncio di Obama dell'incremento della presenza militare americana in Afghanistan, si tornerà a parlare delle trattative di pace per le quali si adoperano anche cinesi e iraniani. Trattative nelle quali l'Isi da sempre vuole che siano inclusi gli Haqqani che, oltre a costuire un pericolo costante per l'esercito americano, sono comunque protagonisti di spicco dello scenario Af-Pak. Si spiegherebbe così l'ennesimo colpo di testa plateale di Rahmatullah Nabil che ha fatto un annuncio urbi et orbi presentando tanto di documentazione ufficiale per chiedere che il Pakistan venga dichiarato in qualche modo stato terrorista. E però non si può.
Allo stesso modo in cui l'Aise avrebbe riaperto canali di dialogo con un dittatore, l'Isi deve continuare a distinguere tra talebani buoni e cattivi. O meglio, cattivi e meno peggio.
Più che di ragion di stato, è una questione di sopravvivenza per tutti noi.


Foto Rahmatullah Nabil Facebook

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