domenica 12 giugno 2016

Fanciulle iperconnesse ai tempi di Daesh

Uno studio pubblicato da Science Advances mostra come, pur essendo in numero inferiore rispetto agli uomini, le simpatizzanti di Daesh impegnate in ruoli attivi sulle piattaforme social, alla fine risultano essere molto più produttive dei maschi sia in termini di propaganda che come facilitatrici del reclutamento.
Ciò accade perchè esse si trovano sempre al centro di circoli virtuali numerosi e non in contatto tra loro. Questa è la chiave del successo
dell'attività di diffusione attraverso i social network.
Quanto più sono eterogenei e numerosi i gruppi di appartenenza dei soggetti destinatari di canti religiosi, versi coranici, immagini dai campi di combattimento, file audio di messaggi provenienti da capi militari e guide religiose dell'organizzazione, tanto più il messaggio verrà diffuso ed amplificato.
Il campione di profili in esame è stato rilevato su Vkontakte che notoriamente è alquanto restio alla chiusura di account radicali e quindi ha offerto un lasso di tempo maggiore per rendere più affidabile l'analisi.
Il ruolo centrale della figura femminile nel gioco di squadra permette oggi alle donne, un pò come accadeva ai tempi in cui l'Ira era un riferimento per le masse nelle strade e nei sobborghi irlandesi, di essere il vero catalizzatore delle azioni e dell'espansione esponenziale di Daesh.
Di certo la moglie di Junaid Hussein, con le sue bizze e le espressioni colorite, non costituisce il prototipo di regina del califfato. Sulle piattaforme di microblogging le donne spiccano per la pazienza mostrata nel corso della interazione con i soggetti a rischio in maniera mirata e nel magnificare con dovizia di particolari il califfato.
Un quadro questo che può essere d'aiuto per cercare una via per infiltrare questi ambienti virtuali molto ampi e al tempo stesso chiusi, ma anche per elaborare una strategia efficace di contrasto.

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