domenica 29 maggio 2016

La shabka delle banalità

Per quanto riguarda, in particolare, l'attentato alla metropolitana di Parigi del 3 dicembre, le ipotesi di un coinvolgimento diretto del nostro territorio quale "base operativa" per le attività armate in Francia - peraltro già formulate da taluni organi di stampa d'oltralpe e nazionali a seguito della campagna terroristica del '95 - non hanno, sinora, trovato concreti elementi di riscontro. L'episodio, che ha sollecitato ogni approfondimento informativo, si è verificato nel momento in cui nel nostro Paese si registra un clima di tensione a seguito degli arresti di novembre, degli sviluppi processuali di precedenti operazioni e della detenzione in Italia di un elemento di spicco dell'integralismo algerino, di cui è stata concessa l'estradizione in Francia. 
RELAZIONE SULLA POLITICA INFORMATIVA E DELLA SICUREZZA (Secondo semestre 1996)

Nel caso di specie la segnalazione di un transito di presunti terroristi algerini (transito, corre l'obbligo di precisare, successivamente non riscontrato come avvenuto) attiene ad un contesto di collaborazione che si inserisce nei compiti poc'anzi delineati e non può essere assunto né come dato certo (come ho detto il passaggio non è stato riscontrato), né come elemento investigativo collegabile a contesti di indagine che sono completamente diversi. Prefetto Ferrigno

avendo letto le ultime due relazioni semestrali che la Presidenza del Consiglio dei Ministri trasmette al Parlamento sulla politica della sicurezza in Italia, nelle parti riguardanti il terrorismo internazionale o l'insediamento in Italia di terrorismo, ho riscontrato soltanto banalità. E’ inutile che il Parlamento riceva relazioni di questo tipo che non riportano assolutamente nulla. Non ho riscontrato nulla di importante neanche per quanto riguarda un campo, del quale mi sto interessando come Presidente della Commissione difesa del Senato, che è quello del traffico di armi, che comporta problemi particolarmente complessi. Anzi, in tale relazione si afferma addirittura che in Francia il terrorismo di origine algerina ha abbandonato l'idea di fare interventi massicci ed indiscriminati e, dopo il successo degli attentati, è passato a forme più selettive: infatti, poco dopo, si è giunti all'esplosione della bomba sulla metropolitana e si annunciano altri attentati. Preferirei che relazioni complete come la sua venissero trasmesse a Commissioni che hanno titolo a ricevere comunicazioni sul terrorismo, magari con cadenza annuale o semestrale, in modo da avere veramente una base per poter fare delle riflessioni. Con le relazioni semestrali che ho poc'anzi ricordato il Parlamento non acquisisce alcunché di utile. Senatore Gualtieri
Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo Dicembre 1996


Tutte le relazioni al parlamento risultano in fondo banali per chi è solito seguire la cronaca interna ed internazionale ed ha contezza dei meccanismi che stanno alla base dei fenomeni criminali o degli sviluppi geopolitici che li affiancano. I servizi a seconda delle esigenze e dei tempi sembrano quasi ignorare alcune vicende e sorvolano su altre. Orientamento che dà origine ad una serie di teorie complottiste che di tanto in tanto emergono sulla stampa o tra le chiacchiere della gente comune. Spesso latita dalle relazioni il rapporto accertato dalla magistratura, anche attraverso racconti di pentiti e collaboratori, tra camorra napoletana e fondamentalismo islamico. Quasi a forza annualmente vengono introdotte una decina di righe sui movimenti eversivi di destra.

La fama di Djamel Lounici, che non è un semplice terrorista ma un catalizzatore di moti eversivi dall’Italia di Abu Omar fino alla Norvegia di Krekar e oltre, porterebbe a pensare che dietro ad alcune incertezze, che ne regolano la sorte da decenni qui in Italia, ci possa essere un disegno. Ripercorrendo l’iter giudiziario travagliato dei procedimenti che lo vedono al centro dell’attenzione assieme ai suoi sodali, Viviana Lanza de il Mattino sottolineava come le lungaggini processuali hanno alla fine fatto si che molti dei soggetti incriminati siano ormai rientrati nelle loro terre d’origine. Maurizio Torrealta nel suo libro sulla trattativa stato-mafia, dava voce ad un investigatore secondo il quale , alla notizia che stava per essere spiccato un mandato d’arresto per Lounici, il generale Mori all’epoca ai Ros, dopo essersi evidentemente consultato con qualcuno, gli avrebbe chiesto di ritardare la cattura per ragioni investigative. Cosa che non venne fatta.
E ripercorrendo le cronache dell’epoca, la notizia della cosiddetta pista italiana dietro all’attentato del 95 parrebbe provenire proprio dai servizi. Poi magari è stata montata ad arte dalla stampa assieme alla questione dell'estradizione. Non va comunque dimenticato che il Sismi diede un contributo significativo alle indagini di respiro internazionale che misero in evidenza come il nostro Paese fosse in quegli anni base e snodo per i fondamentalisti algerini.
Un allarme generico alla fine va preso per quello che è.
Una segnalazione sulla quale lavorare cercando riscontri e coincidenze.

I servizi segreti di ogni Paese possono giocare secondo schemi atipici. In fondo loro fanno l’interesse generale del governo per il quale lavorano e dei governi loro interlocutori, che è ben diverso dall’interesse immediato e a stretto raggio della polizia giudiziaria.
In questo senso può tornare utile a volte innalzare il livello di tensione facendo credere che l’Italia e anche Napoli non siano solo fucina di armi e passaporti contraffatti ma anche zona dalla quale partono attacchi. O anche lasciare in giro qualche terrorista per un po’ di tempo mentre altri, fenomeni da Facebook, vengono presi quasi giornalmente.
Sono giochetti necessari, che però alla lunga possono scombussolare il lavoro delle forze dell’ordine. A distanza di vent’anni fanno sorridere le indicazioni date del prefetto Ferrigno ai servizi su quali scenari tenere d’occhio e in che modo. Oggi si preferisce un controllo di tipo diretto commissariando quasi i servizi attraverso l’inserimento ai vertici di funzionari di polizia e specialisti dei carabinieri. Oppure, prima di insediarsi alla guida del dipartimento informazioni, piazzando il proprio uomo di fiducia al comparto che controlla tutto il crimine in entrata e in uscita in Italia.
Si può sopravvivere alle banalità, però poi bisogna guardarsi le spalle.

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