domenica 6 marzo 2016

O(hhh)messa

secondo l'accusa, quando era capo della Mobile Pisani non avrebbe trasmesso all'autorità giudiziaria la relazione di servizio con la quale due ispettori gli avevano comunicato di aver appreso da una interprete (che lavorava come ausiliaria dei carabinieri) che erano in corso intercettazioni su alcuni poliziotti.repubblica ottobre 2015
NAPOLI. L'ex capo della Squadra Mobile di Napoli è stato rinviato a giudizio per omessa denuncia nell'ambito di una inchiesta sui favori a due narcos del clan Contini.il roma marzo 2016

Pur non conoscendo la vicenda nei dettagli mi pare che si tratti del solito problema, riscontrato anche nel corso del processo terminato con l'assoluzione e in cui a Pisani vennero contestati alcuni episodi, della difficoltà che hanno gli operatori di polizia giudiziaria nel gestire le relazioni di servizio e nel comunicarne i contenuti in modi e tempi prestabiliti al magistrato di riferimento.
In mancanza di una normativa ognuno si organizza come può e a seconda del contesto in cui opera.
Il dottor Pisani aveva creato un archivio di relazioni gestito da lui stesso ma del quale erano a conoscenza i suoi referenti locali in Questura e i vertici romani della polizia di stato i quali dopo aver visionato ogni singolo documento lo controfirmavano.
A proposito di mancate o ritardate comunicazioni, che nel precedente procedimento giudiziario al quale fu sottoposto Pisani costituivano elementi chiave per illustrare i suoi rapporti con il confidente che poi lo accusò da pentito, il pubblico ministero gli contestò di non essere stata avvertita in tempo circa alcuni sviluppi. Il poliziotto calabrese spiegò che motivi contingenti lo avevano costretto a rivolgersi ad un altro magistrato.
Anche l'episodio di un sodale di Salvatore Lo Russo che fu identificato ma non sottoposto ad intercettazione è indicativo delle oggettive difficoltà in cui le forze dell'ordine si trovano ad operare.
In aula nessuno dei colleghi di Pisani e nemmeno i magistrati che lavorarono con lui a quelle indagini ricordavano se fosse stato almeno identificato . Quando arrivò il suo turno, il poliziotto calabrese spiegò, documentazione alla mano, che la richiesta di intercettazione era stata inviata al pubblico ministero (lo stesso che lo stava interrogando) ma non vi fu alcuna risposta.

Mi pare che anche in questo caso si tratti di fraintendimenti e mancanza di protocolli o anche di una valutazione errata di Pisani in merito alla necessità di trasmissione, tanto più che la relazione esiste secondo quanto riportato dalla stampa.
Si spera che la posizione e le ragioni di Pisani siano state vagliate nel dettaglio onde evitare un procedimento inutile.

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