domenica 6 marzo 2016

Sovraesposta

L’altro nodo cruciale, altrettanto drammatico, resta il rischio terrorismo. Sembra un paradosso insuperabile: l’intervento della coalizione internazione in Libia serve a contrastare la minaccia Isis, al-Qaeda e affiliati; ma proprio l’approdo delle forze occidentali nei territori in parte già occupati dal Califfato scatenerà, non c’è dubbio, la sua reazione sanguinosa. Il Dis parla senza mezzi termini di «proiezione extraterritoriale» di tipo terroristico, di probabili nuovi «attacchi eclatanti» come quello di Parigi. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, si confronta di continuo con il capo della Polizia, Alessandro Pansa, e il comandante generale dell’Arma, Tullio Del Sette. Se assumerà il comando della coalizione internazionale in Libia l’Italia non sarà solo «più esposta» agli attacchi dell’Isis come oggi dice il Dis. Ma, come minimo, sovraesposta. Marco Ludovico

Tra i tanti personaggi che hanno ritenuto doveroso comunicarci il loro pensiero circa l'intervento italiano in Libia, c'è stato il procuratore Roberti che ha detto che Daesh è molto simile alla mafia (bella scoperta visto che si tratta di un progetto politico-militare legato ad un territorio e con mire espansionistiche) e che il nostro ingresso ufficiale in nord Africa innalzerebbe il rischio di attentati terroristici.

La parte più preoccupante della relazione dei servizi è quella sull'aumento del consenso.
Significa che il livello di rischio è destinato ad alzarsi comunque perchè i lupi solitari non si limiteranno a starsene seduti in poltrona pontificando da Twitter e Facebook ma entreranno in azione. Dalle microcellule si passerà a veri e propri gruppi organizzati tenendo in considerazione che, come sottolineato dai servizi, ci sono soggetti il cui attivismo risale all'epoca pre-Daesh e che sono tuttora presenti in Italia. E non dimentichiamo i continui passaggi dai Balcani o anche il fatto che questa fase terroristica vede la partecipazione di insospettabili come i membri di intere famiglie di foreign fighters e semplici simpatizzanti che partecipano a vario titolo ad ingrandire questa ondata di consenso.
La nostra partecipazione al conflitto in Libia non cambierà molto in termini di progettualità.
L'intensificarsi delle ostilità per forza di cose alza il livello di rischio.
Preoccupano piuttosto le modalità con cui interverremo e sulle quali nessuno ha le idee chiare.
Nel frattempo in Libia hanno detto che non ci vogliono.

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