mercoledì 30 marzo 2016

Cosa vogliamo

"Lo hanno torturato per avere la password della carta di credito", ha detto ancora il capitano di polizia del distretto di Shobra al Khaima. Una versione di dubbia credibilità, anche perché se la banda era davvero specializzata nelle estorsioni agli stranieri certamente si faceva capire anche in inglese e non solo in arabo.il Tempo
Cosa vogliamo esattamente dal governo egiziano? «La verità, ossia l’individuazione dei responsabili. Ci si può arrivare da un lato esercitando una pressione politico diplomatica costante, cosa che abbiamo fatto e stiamo facendo e che costituisce un deterrente contro verità di comodo, dall’altro con una collaborazione investigativa. Quest’ultima a nostro avviso deve fare un salto di qualità, perché anzitutto non sono stati consegnati tutti i documenti e materiali che abbiamo richiesto. Inoltre occorre poter svolgere almeno una parte delle indagini insieme. La collaborazione non può essere solo formale. Lo stillicidio di piste improbabili moltiplica il dolore della famiglia e offende il Paese intero».Corriere via Mae

In questa vicenda ognuno vuole qualcosa.

La famiglia vuole la verità o meglio quella verità che in fondo potrebbe darle un minimo di sollievo.
Amnesty International vuole dimostrare di avere un peso nelle questioni che contano per poi battere cassa da qualche altra parte.
Il senatore Manconi e la galassia di sinistra devono dimostrare di essere ancora di sinistra e farsi forti con Renzi.
Il governo italiano ha bisogno di credibilità presso la popolazione e nelle piazze internazionali.
Qualunque sia la verità, è chiaro ormai che il governo al Sisi è fuori controllo. Nonostante i cambi al vertice della sicurezza ci sono numerose falle nel sistema.
Falle di cui gli americani possono approfittare tramite un loro proxy. Al solito il giovane Renzi.

Una banda che non conosce l'abbicì dello skimming difficilmente può conoscere le lingue straniere.
Quello è stato probabilmente l'inghippo iniziale. Una incomprensione che ha fatto si che il dottor Regeni urlasse a gran voce per far capire che non era una spia nè un fiancheggiatore dei sindacati mentre la banda continuava a picchiarlo.
Una settimana di torture non è troppo per gente senza ragione nè cultura come può esserlo un delinquente qualsiasi di Napoli o di Palermo.
C'è solo da sperare che venga fuori una verità che accontenti tutti e che questa storia finisca presto.
Perchè a qualsiasi conclusione si giunga, questa condizionerà la prossima storia.

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