martedì 9 febbraio 2016

Il libanese che scotta e il direttore viaggiatore

Well, I would – appreciate the question. I mean, I think I’d point back to what our embassy said. We’re obviously dismayed by this decision. These men were indicted in a U.S. federal court for conspiring to kill officers, employees of the United States, conspiring to acquire, transfer, and use antiaircraft missiles, and conspiring to provide material support to a terrorist organization. So clearly we’re deeply concerned by this, and as our embassy said, dismayed by this decision. The Prague High Court reviewed this case and agreed that they were extraditable to the United States, and so their release, as I said, is of deep concern to us and certainly isn’t going to help improve bilateral relations. That’s for sure. But I don’t think I’d go beyond it right now. John Kirby 4 Febbraio 2016


Ali Taan Fayyad nell'Aprile del 2014 era indaffarato, assieme a due cittadini originari della Costa D'Avorio, in uno scambio di natura estremamente delicata all'interno di una sala dello Sheraton di Praga. Cedevano armi in cambio di soldi e droga a quelli che loro credevano membri dell'associazione colombiana terroristica denominata Faarc. In realtà si trattava di agenti della Dea impegnati in un'operazione esca. Scattò così l'arresto e in seguito all'iter giudiziario venne avviata la discussione sull'estradizione verso gli Stati Uniti.
La vicenda di cui si parla in questi giorni, ovvero un negoziato messo in atto per scambiare l'uomo d'affari libanese con cinque ostaggi cechi catturati in Libano, è iniziata circa un anno fa in Libia quando un cittadino di nazionalità cecoslovacca che lavorava per una azienda petrolifera austriaca venne rapito assieme a nove persone di varia nazionalità. Il governo cecoslovacco si trovò in un momento di grande confusione perché non aveva più contatti in Libia dai tempi di Ghaddafi e così fece appello ai partner europei affinchè collaborassero.

L’aiuto arrivò attraverso un’offerta di informazioni in cambio di denaro fatta al servizio segreto civile il quale però non si fidò e rifiutò. Quello militare al contrario accettò di buon grado e incaricò un suo uomo di fiducia di occuparsene. Si trattava di un agente specializzato in terrorismo di matrice jihadista che ha prestato servizio in Afghanistan ed è esperto di questioni medio-orientali . Martin Psik nella primavera-estate del 2015 fece un paio di sortite in Libano. La terza non fu particolarmente fortunata. Stranamente sembrava non avere coperture in zona.

A passeggio nella vallata di Beqaa

Il 18 luglio dello scorso anno a Kefrayaa, cittadina del versante occidentale della vallata di Bekaa in Libano, fu ritrovata un’auto abbandonata con all’interno cinque passaporti e alcuni effetti personali.
Il padre dell'autista aveva anche fatto denuncia di scomparsa alla polizia. I  passeggeri erano spariti con lui. Fin qui nulla di strano perché si tratta di un’area alla mercè della criminalità anche se i rapimenti attualmente sono rari. Ma le identità dei dispersi lasciavano intuire che non si trattava di un semplice rapimento. A bordo del veicolo viaggiavano un avvocato di nazionalità ceca che si occupava della vicenda giudiziaria di Ali Fayyad, un traduttore di origini siriane naturalizzato cecoslovacco, due giornalisti di una testata ceca non tra le più conosciute e Martin Psik, appartenente o ex dei servizi segreti militari cechi. Faceva loro da autista un certo Munir Saeb ovvero il fratello di Ali Taan. Sembrava esserci una connessione con la vicenda giudiziaria dell'uomo d'affari libanese molto vicino agli Hezbollah e possessore di un passaporto ucraino in virtù della sua attività di consigliere del ministero della difesa all'epoca della presidenza Yanukovic. Ma il fratello era vittima o artefice della sparizione ?

Misteri e trattative


La composizione della comitiva era abbastanza strana. L'avvocato di un indiziato di traffico internazionale di armi, due giornalisti che avevano già fatto un reportage su un traffico di reperti archeologici e adesso cercavano un ingresso verso un'area stretta nella morsa del conflitto settario (Labweh-Arsal), un traduttore con passaporto cecoslovacco ma di origini siriane e un cecoslovacco vero con un passato nell'intelligence militare che li accompagnava addirittura in qualità di consulente della sicurezza.
Nessun contatto ufficiale o richiesta di riscatto nelle ore immediatamente successive.
Appariva chiaro sin dai primi momenti che la loro era una sparizione forzata, più che un rapimento, con il preciso scopo di fare pressione sul governo cecoslovacco affinchè venisse liberato almeno Ali Taan ovvero che venisse negata l'estradizione.
I servizi segreti libanesi dichiararono alla stampa di non essere a conoscenza dell'esistenza di Fayyad prima di allora. Addirittura non c'era nemmeno un file su di lui. Un pò strano per un tizio che secondo gli Stati Uniti è un soggetto che se ne va in giro tra Europa e medio-oriente a vendere armi.
E in mezzo c'è il conflitto ucraino.
La prima ipotesi fu che dietro il rapimento ci fossero gli Hezbollah. Ali Taan finanziò anche una serie di proteste messe in atto davanti all'Ambasciata americana di Praga e Beirut.
Una seconda ipotesi chiamava in causa proprio i servizi libanesi. Sul dailystar comparve un articolo nel quale si affermava, documenti alla mano, che Fayyad era una spia o un collaboratore esterno. Quindi il rapimento sarebbe stato messo in atto dagli uomini del generale Abbas Ibrahim.
Secondo una terza teoria la Cia aveva messo in scena il tutto, servendosi di qualche gruppo paramilitare, per spingere il governo cecoslovacco a concedere l'estradizione.
Una sparizione quindi, attorno alla quale ruotavano gli interessi di parecchie agenzie di intelligence.

L'intervento del direttore dell'Aise


Ricordiamo che il due Settembre dello scorso anno una delegazione dell'agenzia per le informazioni e la sicurezza esterna capeggiata dal generale Manenti si trovava in Libano in visita ufficiale per incontrare il direttore generale della sicurezza interna generale Ibrahim Basbous e il capo del dipartimento informazioni generale Imad Othman. A pochi giorni da quella visita una rivista online speculò sui retroscena dell'incontro. Il generale Manenti avrebbe agito su impulso dei servizi segreti cecoslovacchi.
Ma poteva il direttore dell'Aise farsi promotore di una causa che vede gli Stati Uniti fortemente contrari ? Probabilmente no.
Anche su territorio libanese il governo cecoslovacco non ha molti contatti. Si disse che il giorno dopo la sparizione, l'ambasciatore era andato a casa della famiglia di Ali Taan e che in Agosto una delegazione inviata dal governo si era recata in zona per cercare allacci. Ma l'atmosfera tra le istituzioni cecoslovacche e quelle libanesi era molto fredda. Scambi di informazioni nemmeno a parlarne. Non vi erano notizie sullo stato di salute degli ostaggi.
E' possibile che il generale Manenti abbia investigato in tal senso e abbia cercato semplicemente di capire quali erano gli umori per poi riferire ai cecoslovacchi. Non sarebbe sbagliato ipotizzare che abbia anche informato gli americani sullo stato della situazione. E forse era interessato al destino di Psik.
Il 22 Settembre c'è stata una prima sentenza in favore dell'estradizione confermata da un ulteriore giudizio in Dicembre, quando Libano e Repubblica Ceca sembravano ormai ai ferri corti.

La liberazione


Il primo febbraio scorso il ministro degli esteri cecoslovacco nel corso di una visita in Oman ha annunciato la liberazione degli ostaggi che dopo i controlli medici sono volati verso Praga con un aereo militare. Zaoralek ha negato qualsiasi tipo di accordo o scambio.
Il ministro della difesa invece, ha illustrato a grandi linee l'accaduto.
Il ministro della giustizia ha annullato la sentenza di estradizione per Ali Taan Fayyad e Khaled Marabi. Per l'altro ivoriano naturalizzato libanese, Faouzi Jaber, c'è ancora attesa.
Stropnicky oltre a spiegare il ruolo di Martin Psik, ha affermato che in questo caso era doveroso che la politica prendesse il sopravvento sull'apparato giudiziario visto che c'era in gioco la vita di cinque persone. Pare che anche gli americani che hanno reagito con furore, si siano calmati.
Ali Taan Fayyad è stato riportato a Beirut ma si trova attualmente agli arresti in attesa che il procuratore generale riceva dall'Interpol il fascicolo che lo riguarda. Secondo il suo avvocato sarebbero necessarie almeno due settimane.
Questa è la versione ufficiale e la fine della storia per il momento.

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