giovedì 28 gennaio 2016

Social cops&spies

E cresce anche l'apprezzamento per l'intelligence guidata da Giampiero Massolo: si attesta al 64%, era al 62% nel 2015 ma soprattutto ha fatto un balzo rispetto al 2012, quando era stimata al 40,6%.
ludovico ilsole24ore





A Maurizio Masciopinto nessuno mai potrà togliere il merito di avere portato in Italia un modo completamente nuovo per creare un punto di incontro tra cittadino e forze di polizia.
Compito relativamente facile da realizzare perchè la motivazione era forte. Far dimenticare tutte le malefatte compiute da alcuni elementi della polizia di stato in momenti storici differenti e complessi. A partire dalla uno bianca fino all'espulsione della Shalabyeva e passando per la Diaz, ci sono dei capitoli oscuri sui quali il sipario non è ancora sceso.
Il colpo di genio del dottor Masciopinto è stato nella scelta del testimonial.
Non un poliziotto in carne ed ossa ma un pupazzo virtuale. Femmina, occhi azzurri, carina, materna.
Lisa è la proiezione dei sogni del cittadino. La polizia che vorremmo. Non quella che c'è.
Oggi ci dilettiamo con Cervellini e i suoi camper e siamo deliziati dal gesto del vicequestore donna che stringe la mano al manifestante ma c'era un'epoca in cui la polizia era associata al sangue.
Sangue sporco.
I poliziotti, ma anche i carabinieri, per parte loro hanno sfruttato questa ondata positiva ricavandosi uno spazio personale e professionale sui vari canali social. Molti curano un profilo su Twitter e Facebook per tenere i contatti con amici e conoscenti ma anche con semplici cittadini. Usano abilmente il loro spazio per curare la propria immagine a beneficio di politici e giornalisti.
La polizia di stato è un'azienda diceva il compianto prefetto Manganelli.
E allora anche il singolo poliziotto deve fare il suo dovere per venderne bene il marchio e soprattutto per vendere se stesso.

La comunicazione è forma e non sempre, specie in Italia, forma e sostanza coincidono.
L'invito che il dottor Galzerano faceva l'altro giorno alla popolazione locale affinchè segnalassero movimenti strani o cambiamenti nei loro concittadini musulmani è destinato a cadere nel vuoto in larga parte perchè non sufficientemente supportato dalla sostanza o da strutture adeguate che lavorino in sincrono. Quello che costituisce il lavoro di rete per donne e bambini abusati e per il quale il dottor Rizzi si è tanto battuto. Si tratta di una interazione che aiuta il cittadino a comprendere cosa stia accadendo e perchè il proprio coinvolgimento in prima persona è importante.
In un campo insidioso come quello del terrorismo di matrice fondamentalista che si sta esprimendo in maniera tanto nuova quanto impercettibile su internet e al quale fa da contraltare anche un nuovo modo di fare antiterrorismo (indagini in due tempi : prima in rete e poi sul territorio), il bel faccino di lisa non basta.
Un cittadino musulmano che legge che un poliziotto della Questura di Cosenza ha inequivocabilmente associato la religiosità del ragazzo alla sua natura criminale, non può che rimanere scettico ed impaurito. Il non musulmano che ascolta il racconto del cittadino romano con la pistola giocattolo ignorato a sua detta dalle forze dell'ordine, rimarrà altrettanto perplesso.
Difficile per entrambi fare una segnalazione o una denuncia.

L'intelligence, anch'essa obbligata a far dimenticare un marcio per il quale il nero sipario non è sufficiente, è la prova del fatto che alla sostanza non sempre corrisponde la forma. E questo alla lunga può costituire un problema.
In un sondaggio di qualche mese fa ai servizi venivano accreditati i favori di una larga fetta della popolazione con le stesse cifre di quello dell'Eurispes (circa 60%). Ma se si andava a scavare a fondo, i dati sulla popolazione effettivamente a conoscenza dei meccanismi operativi e normativi che ne regolano il lavoro, erano molto bassi. Come posso aiutare se non so chi siete e che fate e soprattutto quello che rischio ? Il consenso popolare alla fine serve a quello.
Non è un caso che i direttori di Aise ed Aisi non si siano presentati, nonostante fossero attesi, alla premiazione del concorso per ragazzi. Forse temevano un pò gli sfottò da cui sarebbero stati investiti nell'ambiente che fa riferimento a loro ma in generale la ritrosia era dettata proprio dalla consapevolezza che per quanto necessarie, certe iniziative sono meramente di contorno e poco o nulla hanno a che fare con quello che prevede il loro ruolo. Il lavoro di pubbliche relazioni è svolto esclusivamente dall'autorità delegata e dal Dis o anche da alcuni membri del Copasir.
Da noi i direttori delle agenzie si muovono solo dietro le quinte.

Il boom nei social per il comparto sicurezza è importante, e bene farebbero Digos ed antiterrorismo ad adeguarsi, ma è solo l'inizio di un percorso.

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