Il pensiero di Malika El Aroud è riassunto in poche dichiarazioni che la donna rilasciò nel maggio del 2008 durante un’intervista al New York Times: «Il mio ruolo non è quello di mettere bombe. Io ho un’arma, la scrittura. È per parlare chiaro ed è questa la mia jihad. Con le parole si possono fare molte cose, anche scrivere ha lo stesso effetto di una bomba».
Malika El Aroud è stata arrestata sette mesi dopo questa intervista, nell’ambito di un’operazione eseguita dall’antiterrorismo belga, e sta scontando una pena a 8 anni di reclusione per associazione terroristica. ....Questo libro Soldati di Luce consiste in una sorta di autobiografia nella quale Malika El Aroud tenta di riscattare la figura di un suo precedente marito, il defunto Dahmane Abdelsattar, autore materiale dell’omicidio del leader dell’Alleanza del Nord afgana, il comandante Massoud, perpetrato il 9 settembre 2001.Claudio Galzerano Polizia Moderna 2012
"Vuoi accettare di diventare mia moglie?".
Questa domanda era insperata per qualcuno col carattere tutto d'un pezzo ed esigente come il mio. Allah ('azza waJalla) mi offriva in un istante la concretizzazione dei miei sogni: sposarmi con un uomo intelligente, bello e che in più era, come ebbi poi modo di scoprire, di una bontà e di una dolcezza eccezionali; ma soprattutto un essere capace di spingersi fino in fondo alle sue scelte, e che non si accontentava di vantarsi, pronunciando parole rivoluzionarie soltanto per attrarre su di sé l'attenzione.
Soldati di luce 2009
L'analisi sintetica e glaciale dell'investigatore contrapposta alla passionalità che pervade un'opera che ha attratto l'attenzione di musulmani radicali e non, ed è stata oggetto di riflessione da parte di scrittori e pensatori europei, riassume in se la multipolarità dell'universo islamico .
Si tratta di una frammentazione che comprende il vissuto di ciascuno di noi e va al di là del semplice aspetto religioso. Frammentazione che siamo chiamati a risolvere attraverso l'unicità di Dio.  L'errore che si compie soprattutto all'inizio di questo percorso e purtroppo spesso rimane per sempre, è quello di credere che all'unificazione debba corrispondere l'annullamento di una parte di noi stessi.
In generale si parla di ritorno all'Islam facendo riferimento alla fitrah ovvero predisposizione naturale verso l'unicità di Dio con la quale tutti noi siamo nati. Nel caso particolare di un convertito o di un musulmano poco praticante il ritorno all'Islam può essere vissuto in maniera estrema sentendosi colpevole per come si era prima. E' quello il primo passo verso il discorso del noi contro voi che poi genera tanti fraintendimenti e sfocia nella violenza. Non si riesce a capire che se si arriva all'Islam attraverso un viaggio diverso o travagliato, quello è pur sempre un regalo divino .
Non c'è bisogno di rinnegare il passato o alcuni aspetti negativi di noi stessi che tuttora affiorano e anche l'ambiente che ci circonda quando esso non appartenga alla tradizione islamica.
Bisogna certamente correggere atteggiamenti e difetti ma farlo con pazienza e senza percepirli con disprezzo perchè se ci sono stati assegnati da Allah allora vuol dire che essi fanno parte del nostro destino Qadar.
Claudio Galzerano parla di una sorta di riscatto della figura del marito al quale Malika avrebbe dato vita nel libro.
Direi che è piuttosto l'esaltazione della sfaccettatura migliore presente in un uomo che in fondo l'ha sposata nonostante tutto. Questa non è di certo pregorativa esclusiva di noi musulmani.
Quello che si cerca in un uomo da amare, l'amore della vita, è un qualcosa che ci renda complete "nonostante tutto". L'amore di Dahmane per Allah si è manifestato immediatamente nella sua accettazione di Malika a dispetto del passato burrascoso ed è quello che ha fatto scattare la molla in lei che lo ha poi seguito in un percorso scellerato.
Se parliamo di riscatto allora dobbiamo fare riferimento anche all'eccessiva demonizzazione che la stampa dell'epoca fece del personaggio inquadrandolo come semplice terrorista.
E se ad Abdelsattar è ascrivibile la responsabilità materiale dell'omicidio del comandante Massoud, di certo noi occidentali non possiamo esimerci da quella morale di averlo lasciato morire abbandonandolo nel momento in cui forse la sua azione si sarebbe potuta rivelare decisiva.
E' per questo motivo che l'eredità spirituale, se così vogliamo chiamarla, di Malika el Aroud è viva tuttora e tanto danno produce non solo in termini di terrorismo ma anche come frammentazione delle società occidentali. Al suo noi contro voi che vede nella lotta armata illegale l'unica soluzione ai problemi del mondo e non solo di quello islamico, non corrisponde un maggiore impegno da parte nostra nel dimostrare che c'è un altro modo compatibile con i valori di tutti i mondi possibili, per sconfiggere l'ingiustizia e l'oppressione dei popoli.
E che in ciò dobbiamo fare fronte comune al di là delle differenze di religione e tradizione.


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