domenica 17 gennaio 2016

Regia

Quello che non convince di questa parte dell'inchiesta, che a quanto è dato capire è stata svolta principalmente da Digos e DDA e non quindi con il coordinamento dell'Ucigos o con un apporto significativo da parte dei servizi segreti italiani, è la tesi dell'attacco pianificato dall'Italia.
L'attentato terroristico al mercato di Peshawar va inquadrato in un periodo di particolare fermento nell'area Af-Pak che vide una serie di attacchi nella seconda parte del 2009 tutti espressione di diatribe interne ai sistemi di sicurezza e ai gruppi politici di riferimento.
La visita di Hillary Clinton come da prassi venne tenuta segreta fino all'atterraggio.
La contro-offensiva massiccia condotta nel Waziristan del sud da esercito e servizi segreti aveva fatto cadere molti schemi tra i talebani. Ecco perchè Hakimullah Mehsud contro il quale si puntò il dito da subito, addirittura convocò una conferenza stampa per prendere le distanze da una strage scomoda.
Al di là delle rogatorie non sembrano esserci riscontri sul fronte pachistano.
Che i pachistani di stanza in Italia conoscessero un testo del discorso di Bin Laden prima che venisse messo in onda o anche dove vivesse all'epoca è sintomo del fatto che avevano dei contatti chiave in Pakistan il che non è poi strano. E molte intercettazioni devono essere ancora tradotte e trascritte.
Una indagine del genere deve per forza di cose fare riferimento al contesto.
Alla vigilia di un corso di formazione per magistrati sul jihadismo, ci si augura che i relatori (da Spataro a Pignatone) siano preparati sulla questione.

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