mercoledì 30 dicembre 2015

Tutti pazzi per Vanni

Senza sapere chi dei due sia il magistrato verrebbe d'istinto da dire che è quello dietro.
Almeno a me è venuto così.
Notoriamente lo sbirro della scorta è quello che si dà le arie da figo mentre il pubblico ministero ha lo sguardo perso nel vuoto alla turista per caso. E invece no. Non avevo notato la pistola.
Giovanni Corona è quello con il telefonino.
Immagine un pò datata come tutte quelle in circolazione. Quasi sempre con occhiali e telefonino. Palestrato. Uno che si piace molto. Alla leopolda comunque appariva invecchiato.



E niente. Pare che questa infatuazione di Matteo non sia recente. Avrebbe voluto piazzarlo in giunta con De Luca. Quello che va ripetendo da giorni che vuole radere al suolo i campi rom. Poi non se ne è fatto nulla. Ed è spuntato alla leopolda per un "intervento tecnico" come lui stesso ha preteso prima di aderire.
Che la sua candidatura sia la soluzione finale lo si intuisce dallo stato di agitazione di Bassolino che continua a pontificare dai giornali sulle primarie. Anche lui ha capito che se non è la cicuta sarà il polonio a farlo desistere.
Matteo insiste con la strategia della depoliticizzazione della politica locale.
Sceglie persone che cioè vengono da altri settori della società e sono conosciuti e apprezzati dalla gente. Possono quindi garantirgli voti e un minimo di fedeltà che evidentemente non può aspettarsi da chi è ben radicato sul territorio e segue logiche ed interessi propri.
Non si capisce comunque come questo meccanismo dovrebbe assicurargli anche le preferenze a livello nazionale. Specie se il primo ministro non mette mai piedi in zona a meno che non debba inaugurare qualcosa. Non è poi così automatico che un cittadino contento delle politiche attuate nel suo comune o regione scelga nello stesso modo un rappresentante nazionale. E questa mossa va ad aumentare il numero di dissidenti interni ricreando così situazioni del tipo di quella della Liguria dove le elezioni sono state perse a causa della minoranza ribelle e di un gioco di alleanze praticamente assenti.
Tornano alla mente le parole dell'ex ministro Barca che all'indomani della relazione su Roma profetizzò l'evoluzione di un partito democratico che non avrà più bisogno di un elettorato di massa ma i cui elettori e simpatizzanti verranno attratti naturalmente verso un progetto politico.
Il cosiddetto metodo dell'incantatore di serpenti.




Foto Dagospia


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