Mi viene una gran voglia di tornare a San Gregorio Armeno, ripenso alle passeggiate con un grande direttore da giovane cronista, quando tutti ci fermano e offrono a lui pastori e statuette di ogni genere e tipo, e capisco che quei versi e quei presepi sono stati per me il più bello dei regali di Natale: raccontano di una storia che viene da lontano ma ci chiede di non “sporcare” la bellezza della vita con gli egoismi e le mille vigliaccherie di oggi. Un altro regalo, l’ennesimo dono di consapevolezza, di quel mio Sud di dentro dimenticato da tutti.roberto napoletano
Da bambine io e mia sorella aiutavamo mamma e papà a preparare il presepe.
Allora si iniziava l'otto che era la prima festa di Dicembre. Era un presepe enorme che occupava metà del salotto. E poi c'era anche quello della farmacia. E l'albero e le luci.
Con il passare degli anni invece si iniziava a metà mese e anche oltre e il presepe occupava giusto due file di mattonelle. Meno erbetta e meno animali. Poco cielo e niente montagne e laghetti.
Quando eravamo ormai al liceo non c'era tempo e lo si assemblava in maniera essenziale su un tavolino. Piazzavamo tante capanne qua e là per la casa perchè ci fosse almeno l'atmosfera.
E ancora oggi è così. Da metà dicembre a gennaio c'è una folla di capanne, bambinelli, stelle e babbi natale in ogni camera.
Il presepe che si ritira è la parabola della vita.
Il Sud, di dentro o di fuori che sia, si fa ritirare.
Nessun commento:
Posta un commento