domenica 15 novembre 2015

La nostra libertà

Il ministro Pinotti ieri sera si è avventurato in una disamina sociologica tesa a spiegare le ragioni della scelta dei luoghi e della tempistica degli attacchi francesi. Si trattava però di una analisi ormai sorpassata che i think tank e i consulenti dei ministeri interessati dovrebbero non accantonare ma aggiornare ed adattare alla luce degli eventi.
Il simbolismo legato ai luoghi di frequentazione serali del Venerdi che metterebbe in risalto il contrasto occidente-Islam non è più in primo piano rispetto alle esigenze di Daesh. Non si è andati a colpire ristorante e stadio per fare un affronto alla nostra libertà. Ormai è passato quasi un anno dalla strage di Charlie Hebdo. Strage altamente significativa ma la cui dinamica ha evidenziato enormi difficoltà nella preparazione e scarsi risultati in termini di numero di morti. Oggi Daesh va alla ricerca del risultato eclatante attraverso la quantità. Il maggior numero di morti possibile.
Fermo restando che l’allerta su luoghi sensibili come sinagoghe, ministeri, monumenti, chiese e anche moschee o centri culturali frequentati da un’alta componente sciita deve rimanere elevata, la sicurezza sul territorio va rafforzata in aree con edifici che offrono la possibilità di stragi con un alto numero di vittime. Lo scopo è quello di portare i nostri eserciti in Iraq e Siria.
Non è stata tanto la Francia a dare fastidio a Daesh ma tutta una serie di interventi come quello russo ad esempio, che stanno provocando rotture degli equilibri tra bande e tribù sul campo di battaglia. Il richiamo all’intervento di terra non può essere sottolineato con attentati che hanno un semplice significato simbolico, tanto più che questo può essere introdotto comunque come accaduto con la rivendicazione di Parigi attraverso i comunicati e i testamenti degli attentatori, ma deve essere amplificato con azioni eclatanti.
Quindi la ricerca dei potenziali obiettivi da sottoporre a monitoraggio deve essere effettuata seguendo criteri che individuino luoghi di aggregazione che in determinati periodi sono molto frequentati o addirittura affollati a prescindere da presupposti di stampo religioso ed ideologico.
Per le stragi nelle moschee di Arabia Saudita e Yemen si sceglie il Venerdì non perché sia giorno di preghiera ma perché il Venerdì esse sono affollate dai credenti. In Pakistan gli obiettivi preferiti dai gruppi cooptati da Daesh sono scuole e autobus. Gli attentati minori contro insegnanti e uomini di affari occidentali o politici vengono portati a termine da piccole bande locali che non ancora aderito al nuovo marchio del terrore. L’aereo del Sinai non è stato tirato giù per esaltare la contrapposizione Islam-Cristianesimo ortodosso o per fare uno sgarbo a Putin ma perché offriva un alto numero di vittime e la possibilità per Daesh di muoversi all’interno dell’aereoporto senza particolari intralci.
Gli attentati nel Maghreb sono anche una risposta al laicismo dilagante dell'era post primavere arabe ma l'obiettivo principale è il luogo affollato. Spiagge, discoteche, resort. Se si assesta un colpo all'economia di quei Paesi tanto meglio.

Stadi, centri commerciali, scuole, cinema. La sfida alla nostra libertà non è più centrale al discorso. Si va alla ricerca dello spettacolo della morte per mettere con le spalle al muro i nostri governanti e costringerli ad un intervento di terra massiccio. E' un distinguo in apparenza molto sottile ma che deve fare la differenza quando si cerca di effettuare la mappatura degli obiettivi sensibili.

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