giovedì 8 ottobre 2015

Protocolli tendenzialmente osmotici

Secondo Laudati le attivita' per contrastare il terrorismo sono di prevenzione attraverso "una forma di controllo che non puo' piu' essere quello affidato ai soli servizi segreti ma deve essere anche giudiziario. Per cui il protocollo a che cosa serve, certo - ha aggiunto - le competenze sono stabilite dalla Legge pero' al di la' delle singole attribuzioni, la conoscenza del territorio su questa materia e' fondamentale perche' occorre l'individuazione dei soggetti a rischio e molto spesso i soggetti a rischio si mimetizzano soprattutto in un territorio dove meno e' presente il focus di attenzione delle forze di polizia e in territori che sono strategici, di passaggio, per raggiungere gli obiettivi da colpire. Il protocollo non e' un punto di arrivo ma e' semplicemente un'occasione di dialogo e un'occasione di lavoro utile per confrontarsi e avviare programmi".
abruzzoweb

Ciò detto, è chiaro come le indagini inerenti gli atti di terrorismo 4 siano il campo di naturale osmosi tra la ricerca di intelligence e l’attività di accertamento dei reati propria degli organi giudiziari e di polizia, soprattutto in seguito al diffondersi di un terrorismo fortemente ideologizzato, estremamente aggressivo e, potenzialmente, capillarmente diffuso. Della necessità di questa osmosi legge, dottrina e giurisprudenza sono sempre state certe. Lo stesso direttore generale del DIS, ha recentemente riconosciuto come intelligence e magistratura perseguano «un obiettivo comune per quanto riguarda il terrorismo […] in molti campi» ma in particolar modo con l’obiettivo di estirpare il fenomeno terroristico. «Occorre», prosegue il direttore generale, «sicuramente assicurare una separatezza, ma, nel momento stesso in cui noi assicuriamo la separatezza, dobbiamo anche assicurare la cooperazione, per via delle necessità di procedere in modo integrato»5. Occorre, però, considerare come il processo penale sia uno strumento conoscitivo tendenzialmente impermeabile alle informazioni acquisite al di fuori di esso.
Saverio Setti via Sicurezza nazionale

Il processo ad Abid Naseer a New York conclusosi nella primavera di quest'anno con una condanna e nel quale furono chiamati a testimoniare alcuni agenti segreti di sua maestà ai quali fu concesso di camuffarsi e di essere identificati attraverso dei numeri, ha evidenziato come, pur risalendo i crimini in esame al 2009, le risultanze dell'attività di intelligence siano destinate sempre più ad entrare nelle aule di tribunale. Gli agenti tra le altre cose riferirono dei video che l'accusato guardava mentre se ne andava in giro per Manchester e loro lo pedinavano. Si trattava dell'abbattimento delle torri gemelle. Tra le prove più concrete che la pubblica accusa riuscì a presentare c'erano degli scambi di mail in cui si parlava di proposte di matrimonio. Secondo gli inquirenti tenendo conto del contesto il linguaggio usato era in codice .

Il fenomeno terroristico moderno è in fondo basato su atmosfere ed elementi molto vaghi :
contesto, ambiente virtuale, intenzioni, espressioni.
La materia di indagine per cui l'intelligence è naturalmente competente diventerà per forza di cose protagonista sui tavoli degli inquirenti e nelle aule giudiziarie.
Ragion per cui la questione non è più tanto di tempistica della veicolazione delle informazioni da parte delle agenzie. Tanto più che in Italia il rapporto tra polizia giudiziaria e servizi risente ancora della diffidenza causata dalla storia del recente passato.
Investigatori e magistrati vorranno appropriarsi sempre più di un campo che finora è stato di proprietà esclusiva dell'intelligence.
C'è da aspettarsi quindi una fase interlocutoria iniziata già all'indomani dell'entrata in vigore del decreto antiterrorismo e manifestatasi con apparenti difficoltà da parte dell'Aisi rispetto alla polizia, che vedrà qualche scintilla tra organi inquirenti e  funzionari dei servizi.

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