sabato 31 ottobre 2015

In certe situazioni la polvere da sparo può far male .

Così commentò Arnaldo La Barbera il bizzarro e al tempo stesso tragico episodio che lo vide protagonista suo malgrado un pomeriggio di Gennaio del 1992.
Difficile immaginarselo in un centro estetico lui che era ritenuto uno sbirro di quelli che non va tanto per il sottile. E invece mentre si rilassava da Enzo e Franco a Palermo, due teppisti fecero irruzione proprio nella sua stanza nonostante fossero stati avvertiti dai proprietari che nel locale c'era un poliziotto. La Barbera reagì da par suo assestando colpi di karate e sparando 6 pallottole.
Il bilancio fu di due feriti (uno era cliente del centro) e di un morto.
Quell'episodio gli valse la solita intervista sui giornali. Quando Francesco Di Carlo vide la sua foto pensò di aver riconosciuto quell'uomo. Il fatto strano è che questo suo ricordo viene raccontato in alcuni libri in altra maniera. Si parla del capo della mobile palermitana che sparò per errore al fidanzatino di una impiegata del centro estetico.
Di per se sarebbe un particolare senza importanza. Magari l'ennesimo strafalcione giornalistico.
Però siccome siamo in presenza di un pentito che la sa lunga e che parla a tempo debito allora dobbiamo tenere a mente anche questa apparente incongruenza.

Secondo il racconto di Di Carlo l'uomo della foto gli aveva fatto visita nella prigione di Full Sutton in Inghilterra verso la fine del 1990. Lui si trovava lì perchè nel 1985 era stato colto con le mani nel sacco dalla dogana di sua maestà e dalla polizia canadese mentre trafficava in droga.
Assieme ad Alfonso Caruana aveva costruito una rete fatta di alberghi, agenzie di viaggio e aziende di commercio che gli facevano da copertura.
A Full Sutton, questo è l'unico dato certificato al di là delle dichiarazioni che furono utilizzate in processi che si occupavano di varie vicende, fece la conoscenza di un giordano di origini palestinesi di nome Nizar al Hindawi.
Si tratta di uno di quei personaggi tipici di cui il padre dell'attuale presidente siriano amava servirsi per agitare i sonni degli avversari. Gente con uno spiccato risentimento nei confronti del proprio governo e delle politiche arabe pronta a farsi saltare in aria quando necessario.
A dire la verità Nizar mandò la compagna inconsapevole a compiere un attentato suicida su un volo per Israele. Era il 1986 e l'esplosivo usato era dello stesso tipo di quello di Lockerbie. Il giochetto non gli riuscì e quindi dovette arrangiarsi in carcere.

Secondo Di Carlo costui gli organizzò due incontri con appartenenti a vari servizi segreti o funzionari di ambasciate. In una di queste occasioni incontrò un tale Giovanni del Sismi che gli portò i saluti di Mario anch'egli funzionario dei vecchi servizi. A detta di Di Carlo si trattava del colonnello Mario Ferraro morto apparentemente suicida che lui conosceva (questo lo ha dichiarato di recente al processo Stato-mafia) per averlo incontrato ad una riunione in una villa vicino al Circeo nel 1980.
Famigerata riunione che avrebbe visto la partecipazione di politici e funzionari dei servizi.
Ferraro appunto accompagnava il generale Santovito.
In quel di Londra oltre a Giovanni e ad un funzionario dei servizi inglesi c'era Arnaldo La Barbera . Di Carlo immaginò si trattasse di un agente dei servizi visto il tenore dei discorsi. Non gli dissero mai che volevano uccidere Giovanni Falcone ma gli raccontarono di come ormai il magistrato era diventato un fastidio per molti nelle istituzioni. Da lui cercavano un contatto tra i corleonesi.
Quindi immaginò anche che volessero eliminarlo.
C'è da ricordare che Arnaldo La Barbera prestò servizio nel Sisde dal Febbraio del 1986 fino alla fine del Marzo 1988 e che in quel periodo, secondo una nota firmata dal generale Piccirillo in risposta ad alcuni quesiti posti dal procuratore Lari, non si occupò mai in qualità di funzionario dei servizi di questioni di mafia.

Nelle sue narrazioni Di Carlo introduce elementi di valutazione personale che non possono prescindere dal proprio background culturale e dal passato criminale.
Ha osservato per esempio che gli pareva strana la visita da parte dei servizi italiani assieme al collega inglese di cui poi lui restò talmente amico negli anni che questi lo andò a salutare nel 1993 prima di partire per l'America per godersi la meritata pensione.
E' raro che ai funzionari di intelligence di un Paese straniero sia concesso in America o in Inghilterra almeno, di interrogare un soggetto trattenuto senza la presenza dei funzionari della nazione ospitante. Secondo Di Carlo assieme al fatto che La Barbera restò molto poco al Sisde, la visita "partecipata" era sintomo di complotto.
Sempre a proposito di date è difficile comprendere perchè, se c'era come afferma il pentito una regia istituzionale romana o una compartecipazione nella scomparsa del giornalista De Mauro, questa sarebbe stata pianificata da Miceli e Maletti con largo anticipo rispetto alla loro nomina ai vertici del Sid. A che titolo avrebbero organizzato questa ed altre operazioni poco chiare ?
Il termine "servizi" è spesso abusato dai pentiti così come lo è il concetto di amicizia.
Di Carlo parla sovente del suo rapporto con il generale Santovito però molte cose rimangono oscure.

L'ennesima intervista concessa da Di Carlo, tra l'altro ad una giornalista che da tempo si occupa di queste questioni e gli ha dato voce in altre occasioni, poco aggiunge a quanto abbiamo appreso dallo stesso attraverso verbali, sentenze e libri.
Si tratta per lo più di considerazioni personali su vicende che lo hanno visto protagonista ma sempre molto soggettive e soprattutto interessate.
Risulta difficile pensare che l'Ambasciatore Massolo qualora venisse convocato dal Copasir possa svelare trame o personaggi ad oggi non noti più di quanto abbia fatto già la magistratura.
Di sicuro da uomo di stato di spessore quale è, potrà educare i membri della commissione su alcune pagine di storia del nostro Paese di cui forse non sono a conoscenza.

Nessun commento:

Posta un commento