domenica 1 novembre 2015

Apriamo l'ombrello

«Dobbiamo capire – ha aggiunto – cosa spinge questi ragazzi a lasciare famiglie e case per andare a combattere in Siria e Iraq e magari, in prospettiva, diventare quelli che tornano a casa per costituire gruppi locali affiliati».
sicurezza nazionale


Lascia perplessi l'affermazione del sottosegretario Minniti.
Di un uomo cioè che rappresenta un governo che ha di recente ospitato una tappa del countering violent extremism forum e che ha a disposizione investigatori ed analisti tra i migliori.
Quindi si suppone che conosca alla perfezione ormai i termini del problema.
E' anche vero però che l'Italia tra i Paesi interessati è l'unico che finora non ha messo in campo soluzioni adeguate in materia di educazione, prevenzione e riabilitazione non solo per mettere in guardia il normale cittadino ma soprattutto la comunità islamica.
I controlli periodici nelle moschee o anche gli incontri con prefetti e questori non sono sufficienti a rendere coscienti i musulmani del pericolo che i loro figli corrono.
A oggi il caso Touil viene percepito come l'ennesimo episodio di persecuzione nei confronti dei musulmani da parte del ministro Alfano.

Il fenomeno dei foreign fighters non è altro che la versione estrema e moderna di quella migrazione che da sempre i musulmani (convertiti e seconde generazioni) hanno adottato come soluzione alternativa ad una vita troppo difficile da vivere in occidente e in particolar modo in Italia.
Una volta si riusciva a trovare una sistemazione nei Paesi del Maghreb o nel golfo Persico.
Oggi che quei governi tendono a favorire gli sbocchi occupazionali per i loro cittadini quindi è più difficile ottenere un permesso di lavoro nei Paesi musulmani, Daesh rimane agli occhi dei più giovani e delle famiglie l'unico sbocco.

Come fa una ragazza che si vede negata la possibilità di fare il tirocinio formativo in un albergo a causa del velo o viene guardata da tutti con sospetto perchè di lei la Santanchè e il Salvini di turno hanno detto tutto il male possibile, a sentirsi parte di una comunità ?
Parliamoci chiaro . Non era solo il Sismi che costruiva il mostro islamico pur di farsi bello con il governo e di coagulare i consensi della popolazione. Anche i servizi attuali non fanno granchè per evidenziare la differenza tra terrorismo e Islam. Al di là della dichiarazione dell'Ambasciatore Massolo a Bonini l'anno scorso sul fatto che il nemico da combattere per i servizi non è l'Islam ma Daesh, non sembra esserci la volontà di dimostrare che il Dis e le due agenzie rappresentano anche gli interessi dei musulmani italiani.

Carne halal, moschee, libertà di pregare negli orari stabiliti. Questo offre il califfato.
E' vero che di mezzo c'è una guerra combattuta su entrambi i fronti.
Il messaggio che i Paesi occidentali non riescono a far passare è che loro sono dalla parte del giusto mentre Daesh è l'elemento criminale.
Non passa a causa della evidente contraddizione ed ingiustizia che caratterizzano la loro azione.
Rendition, extrajudicial killings, guerre legittimate da risoluzioni ONU dubbie.
Su questo gioca Daesh con la sua propaganda. Sull'ipocrisia e la doppiezza delle politiche occidentali.
E' così che riesce a convincere anche donne e bambini che il califfato è la terra promessa e che bisogna esportare quel modello in occidente anche sacrificando vite umane con attentati terroristici.
L'unico modo di contrastare il fenomeno dei foreign fighters è quello di costruire una realtà alternativa e credibile a quella del califfato.

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