domenica 6 settembre 2015

Pasticci napoletani

Ma ecco le chiose firmate dal presidente Foschini, quando si sofferma sul «contesto complessivo» in cui si svolse il blitz: «Le lunghe operazioni che precedettero la fuoriuscita di Zagaria dal bunker furono caratterizzate da grossa confusione e da qualche approssimazione (specie se si considera la caratura professionale dei funzionari di polizia impegnati)». Poi: «Veniva consentito al ricercato di lavarsi e cambiarsi gli abiti. Accanto alla anomalia della doccia, concessa all'arrestato all'interno del covo, anche quella della sua mancata perquisizione personale, per cui solo all'arrivo di Zagaria a Novara, (dopo aver trascorso una notte in transito nel carcere di Secondigliano), veniva rinvenuta sulla sua prsona la somma di 1200 euro».il mattino

Del Gaudio oltre a essere bravo è anche fortunato.
Alla corte di Pignatone ovunque egli operi, tutti questi pasticci sembrano non esserci.

Ricordiamo la dottoressa Foschini nel ruolo di gip del cosiddetto processo Potenza.
Processo che più che non essere celebrato avrebbe potuto essere almeno sgravato da elementi e testimonianze a tratti superflue e legate a questioni piuttosto tecniche o di natura operativa.
Evidentemente l'attuale presidente del tribunale del riesame è persona molto rigorosa e forse ha avuto altre esperienze di coordinamento in materia di indagini quindi ha un approccio di tipo inclusivo.

In un Paese in cui la polizia, così ci ha insegnato la cassazione in riferimento alla questione Diaz, ha operato in maniera da gettare discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero un detenuto non picchiato o trattato in maniera civile è di certo una nota positiva.
La concessione della doccia è stata probabilmente casuale o aveva significato simbolico.

Ricordiamo che il coordinamento di una operazione di polizia è affidato sempre ad un magistrato. Evidentemente sia il procuratore Cafiero che gli altri responsabili saranno stati informati in corso o anche dopo e forniranno spiegazioni assieme ai funzionari di polizia coinvolti.
Ma evidentemente non c'era nulla di irregolare o sospetto.
In un Paese come il nostro però, dove la trasparenza non sembra essere la norma, è bene indagare su certi dettagli soprattutto per educare noi cittadini.
Aspettiamo quindi che venga chiarito anche cosa è accaduto alla chiavetta e perchè se ne è avuta notizia solo nell'ottobre del 2014 quando forze dell'ordine e magistratura per quanto è dato intuire dall'ordinanza Medea dovevano esserne per forza a conoscenza già dal 2012.
E magari i giornalisti napoletani che non hanno mire su seggi parlamentari e commissioni anti-mafia, potrebbero fare qualche bella inchiesta su cosa accade nelle carceri al di là dei soldi che tutti riescono a portarsi dietro quando ci vanno a soggiornare.

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