sabato 19 settembre 2015

Le follie di Matteo

Orfini è fantastico.
Appena dice due parole mezza Roma (e anche di più) si arrabbia.
Ha fatto una scelta di base molto insidiosa perchè vuole
evidentemente rottamare quanto di buono è rimasto nel partito (pare che ce ne sia) però questo approccio scontenta tutti o quasi.
Se si aggiunge il fatto che non sa comunicare e usare il mezzo virtuale, le sue iniziative per quanto lodevoli almeno per buona volontà, alla fine sconfinano nel disastro.




Matteo si alza la mattina e legge i giornali romani che gli sono ovviamente tutti contro e riportano le sue parole o almeno il senso in maniera sbagliata. Allora si affaccia su Twitter e manifesta questo suo sconforto. La gente gli risponde male ma lui non reagisce.
Poi torna verso ora di pranzo, becca la prima critica pacata che trova (da qualche vip o intellettuale di sinistra) e replica che lui ha già smentito quindi non comprende il perchè la gente su Twitter sia ancora in subbuglio.
Non ha afferrato che ai tempi del microblogging la notizia tende a rimanere in quel modo anche per giorni se non la si contrasta in maniera adeguata cioè con maggior forza ed incisività.
Non basta smentire. Bisogna ruggire.
E infatti non pare un maniaco dei social.
Fa capolino ogni tanto. Spara le sue frustrazioni (imperdonabile quella contro Rutelli e i vip romani).
Cincischia e poi sparisce.
E il giorno appresso continua la sua maratona.
Come dicono gli inglesi, Matteo su Twitter sta come pushing water upon hill.
Si sforza tanto ma si ritrova sempre al punto di partenza.
Ha un rapporto complicato con tutto ciò che è sociale. Non a caso sembra il figlio segreto di d'Alema.

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