C’è un altro passaggio grave della relazione Magno: quando osserva che «la mancanza di percezione del “contagio mafioso”» secondo i commissari «non ha risparmiato neanche l’azione del sindaco Ignazio Marino, che non sempre è riuscito a opporsi al condizionamento del sodalizio». Sotto accusa nel documento prefettizio finisce anche l’audizione del sindaco di Roma davanti alla commissione Antimafia il 17 dicembre scorso: in particolare il passaggio su Daniele Ozzimo, ex assessore poi dimessosi e coinvolto nell’inchiesta della procura di Roma guidata da Giuseppe Pignatone. «Lo stesso sindaco, nel precisare che Ozzimo “è indagato per corruzione, non per reati di associazione mafiosa” ha aggiunto di averlo conosciuto “come una persona che ha agito a difesa della legalità”. (...) Il Sindaco pare qui dimenticare, molto probabilmente, che il reato di corruzione (già di per sé incompatibile con lo status di “persona che ha agito a difesa della legalità”) per cui è indagato Ozzimo, era stato commesso al fine di favorire Buzzi». E ancora: «Ignazio Marino dimostra di aver commesso l’errore, più volte denunciato come grave dagli organi chiamati alla repressione della criminalità mafiosa, di sottovalutare la corruzione e non identificarla per quello che è: un veicolo del contagio mafioso».ilsole24ore
Se il processo che verrà celebrato non sarà trasformato nel solito totem della legalità o in un monumento a Pignatone le accuse contro Ozzimo devono cadere anche prima che inizi.
A giudicare però dalle accuse di poca credibilità che Prestipino e Ielo avrebbero mosso a Buzzi a causa della versione soft riservata ad Alemanno, i pubblici ministeri terranno duro sempre in nome di quella mafia che secondo loro è a Roma.
Il blonde moment di Marino conferma quanto avrebbe detto il procuratore capo in audizione all'antimafia e che cioè non vi sono dubbi sul fatto che il sindaco non sapesse tanto meno facesse parte del sodalizio criminale però non ha mai fatto più di tanto per scongiurarlo.
E questo perchè appunto pare non averci capito granchè.
I famigerati capibastone che oggi Marino esorcizza con tanta forza alla fine sono quelli che all'epoca gli hanno permesso di governare . Senza di loro uno "straniero" per di più completamente a digiuno in materia di amministrazione si sarebbe perso e non avrebbe a sua insaputa in fondo consentito certi traffici.
Il ministro Alfano ieri si diceva tecnicamente pronto alla presentazione in consiglio dei ministri della relazione del prefetto Gabrielli.
Detto in parole povere sul tavolo c'è con tutta probabilità un quadro perfettamente bilanciato che lascia aperta la porta a qualsiasi soluzione.
Sta a Matteo adesso decidere il da farsi.
Non si tratta di una decisione semplice.
C'è una situazione di chiaro degrado e stress a Roma e un sindaco che con tutta la buona volontà e caparbietà non è in grado di gestirla .
L'alternativa ovvero lo scioglimento è l'anticamera della sconfitta elettorale per il pd romano e non.
Bisogna trovare un giusto bilanciamento tra le necessità politiche e una città al collasso che tra l'altro sarebbe anche la capitale d'Italia.
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