mercoledì 19 agosto 2015

L'allegra combriccola e la terza guerra mondiale

Il terrorismo, alimentato anche da fanatiche distorsioni della fede in Dio, sta cercando di introdurre nel Mediterraneo, in Medio Oriente, in Africa i germi di una terza guerra mondiale. Sta alla nostra responsabilità fermarla. Sta a noi prosciugare l'odio, far crescere la fiducia e la cooperazione, mostrare i vantaggi della pace.

L'Europa ha un compito di grande rilievo perché il dialogo tra le religioni monoteiste può svilupparsi già all'interno delle nostre società, divenute plurali e multietniche. L'umanità che mostreremo nell'accogliere i profughi disperati, l'intelligenza con cui affronteremo i fenomeni migratori, la fermezza con cui combatteremo i trafficanti di esseri umani saranno il modo con il quale mostreremo al mondo la qualità della vita democratica.

La democrazia si esporta con la cultura e con l'esempio.
Sergio Mattarella via quirinale.it

Se stiamo qui ancora a parlare di democrazia da esportare allora si capisce perchè non riusciamo a risolvere i problemi in campo internazionale. E non solo.

Giunge notizia della solita e inutile riunione della lega araba che ha accolto il grido d'allarme dei rappresentanti libici e ha promesso aiuti militari ma non interventi aerei come auspicato.
Non passa giorno senza che l'unione europea non emetta un comunicato di condanna per le atrocità commesse su suolo libico.
Il ministro Gentiloni incalza affinchè si formi un governo di coalizione pena un'altra Somalia.
Obama sta organizzando uno staff per il dopo-casa bianca.

Se andiamo ad analizzare con attenzione la situazione libica, noteremo che essa presenta criticità riguardo all'espansione della presenza terroristica (in particolare Daesh), al fattore energetico e al fenomeno dei migranti.
Sono tutti elementi di particolare gravità che però vanno a colpire quasi esclusivamente gli interessi dell'Italia. La produzione petrolifera libica non incide più di tanto su quella mondiale e l'unico produttore rimasto in attività a pieno ritmo da quelle parti in fondo è l'Eni.
Il flusso di migranti in aumento si riversa in parte sulle coste spagnole ma soprattutto su quelle italiane.
E la crescita di Daesh inciderà alla lunga proprio su questi flussi.

Quindi rec sic stantibus non stupisce che nessuno si interessi più di tanto del caos libico. Anzi.
L'incremento della forza di Daesh a quanto è dato capire da informazioni provenienti dal terreno, non è più tanto dato dal cosiddetto terrorismo in franchising come ama chiamarlo il nostro Ambasciatore Massolo ovvero dalla dichiarazione di adesione delle tribù e dei miliziani a Is, ma da vere e proprie migrazioni dal territorio siro-iracheno.
Migrazioni favorite dai vertici iracheni di Daesh e da defezioni di massa che starebbero colpendo il gruppo terroristico nell'area siro-irachena.
Questi flussi che potremmo definire di alleggerimento sono quanto di meglio gli americani possano aspettarsi perchè dà loro la possibilità di tirare un respiro di sollievo e cercare di organizzarsi meglio.
La notizia non ancora ufficializzata dei raid aerei autorizzati da Obama a supporto dei ribelli siriani che fanno parte del gruppo di addestramento, conferma che l'orientamento è quasi sicuramente quello.
A questo punto non resta che agire come in Yemen cioè lasciare per adesso la gestione della situazione libica ad Egitto ed Emirati .
Cosa che è avvenuta anche in passato e della quale anche noi saremmo stati protagonisti addestrando gli arabi nelle basi sarde dei servizi in operazioni delle quali non si è capito se il governo fosse più o meno consapevole (io do quasi sempre per buone le storie di Bechis quando le firma con il suo anagramma).
E poi gli americani sarebbero sempre a disposizione come accaduto di recente in Tunisia con l'intervento dei droni.

Evidentemente qualcuno ritiene che tutto ciò basti.


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