mercoledì 26 agosto 2015

Direttamente no

Io ho ricostruito i fatti secondo la mia memoria e alcune testimonianze. Le mie fonti sono fonti giornalistiche, alcuni colleghi di Calipari, le carte dei processi che si sono fatti o meno, dopodiché Nicolò Pollari ha il problema naturalmente di difendere il proprio operato, che si sviluppava su un doppio livello. Non so se questo fosse giusto o sbagliato, ma durante la gestione Pollari vi furono due anime all’interno del Sismi e lui giocava su queste due anime per governare il servizio. Nel sequestro di Giuliana Sgrena questo equilibrio fu sempre molto precario, ci furono molte interferenze e contraddizioni all’interno del servizio. Nel mio libro ho solo cercato di raccontare questo e il fatto che lui difenda il suo operato mi sembra persino banale.
Nel libro fa più volte riferimento alla forte competizione presente nel Sismi in quegli anni, tra Calipari, a capo del Dipartimento Ricerca, e Marco Mancini, alla guida del Dipartimento Difesa. Una competizione che in alcuni casi, come quello del sequestro Sgrena, diventava una vera e propria rivalità. Calipari le ha mai parlato di questo clima avvelenato all’interno del servizio? 
Direttamente no, lui non mi ha mai parlato direttamente di questo. Vedevo però che era molto nervoso. Accadevano cose inspiegabili in quei giorni, fughe di notizie che non venivano ovviamente da noi, né da altre fonti giornalistiche, ma da dentro il servizio, turbando il lavoro di Calipari.
C’erano dei sospetti da parte di Calipari? Sicuramente da parte di alcuni suoi colleghi, perché accadevano dei fatti all’interno del servizio che erano in contraddizione con quello che Calipari stava facendo e portando avanti. 
Quale lettura o spiegazione dava Calipari al sequestro di Giuliana Sgrena? Era una lettura politica. ....Gli americani non vollero seguire questa strategia e il Governo italiano non ebbe il coraggio e la forza, per subalternità e cialtroneria politica, di far valere questa condotta . Leggendo il suo libro si ha l’impressione che quanto “fatalmente”accaduto la sera del 4 marzo 2005 al posto di blocco 451, abbia fatto comodo a molti e che non siano state probabilmente poste in essere tutte quelle misure necessarie ad evitare la morte di Calipari……… Noi non abbiamo prove di questo, ma questa è la lettura più logica.
Ma tutto ciò si può spiegare solo perché il Governo Italiano seguiva una strategia di pagamento dei riscatti sui sequestri dei propri connazionali? Può essere spiegata così o anche col fatto che la morte di Calipari sia stata una disgrazia con la quale si è interrotta una brillante carriera che avrebbe potuto portare il Sismi in un’altra direzione. 
gabriele polo intervista su l'intellettuale dissidente

Sulla presunta rivalità, anche al di là della vicenda del rapimento Sgrena, molto si è scritto in quanto materia funzionale alla ricostruzione del clima in cui avrebbero operato gli agenti del sismi in quegli anni e che ne avrebbe appunto condizionato certe scelte.
Di per se un rapporto poco idilliaco tra Calipari e Mancini a tanti anni di distanza non sarebbe nemmeno degno di nota. Il generale Pollari dopo l'uscita del libro ha cercato di confondere le acque ovvero di far capire che alla fine si è saputo di tutto e anche il contrario, persino che Mancini avrebbe avuto simpatie per ideologie politiche di sinistra, e ci ha consegnato un ritratto che richiama molto un rapporto amicale in stile Senna-Prost con i due agenti che quando erano nella capitale si trovavano a mangiare assieme al ristorante.

Il discorso di Polo però è più insidioso perchè senza dirlo e sottolineando ogni volta che non ve ne è alcuna prova ma la logica lo suggerirebbe, implica che in fondo il triste epilogo del sequestro Sgrena sia stato un modo per coniugare due esigenze : quella degli americani di continuare a seguire la propria linea circa la gestione politica delle vicende medio-orientali e la gestione operativa delle criticità sul terreno e l'esigenza da parte italiana di resistere ad una fase di rinnovamento dei servizi che vedeva già molti ostacoli in essere.
In tutto questo ragionamento la presunta rivalità tra Mancini e Calipari orchestrata dall'alto occupa una posizione centrale. Parliamo però di due uomini caratterizzati da un elevato livello di professionalità e dalla personalità molto forte . Difficile immaginarseli nel ruolo di pedine .
Per farla breve pur senza mai dirlo sembra che si ritenga Mancini partecipe di quel gioco come protagonista attivo o per lo meno consapevole di quello che stava accadendo.
Chi si nutre delle leggende costruite attorno al suo personaggio, specie colleghi magari ancora in servizio, continuerà a ricamare sulla storia dei calipariani vs manciniani rendendogli la vita poco facile.
Si tratta di un meccanismo malvagio a metà tra il mobbing e lo psyops al quale Mancini non si può sottrarre e ovviamente dal quale non si può nemmeno difendere perchè non vi è alcuna accusa diretta o sostanziale contro di lui.

Ma merita veramente tutto questo e a chi giova oggi gettare benzina su un fuoco che stenta ad accendersi ?

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