venerdì 31 luglio 2015

Alla ricerca di Meriem

La vita nei Paesi africani ed arabi è ancora a misura di essere umano.
Si ha il senso della famiglia, dell'amicizia, dell'amore.
In certi posti ancora si fa colazione tutti assieme alla mattina attorno ad un unico piatto.
E' per quello che non solo chi è originario di quelle zone ne ha nostalgia. Anche chi ci ha vissuto ne soffre la perdita.
E' quasi una malattia.
Ricordo in Oman i racconti di Scalia un funzionario dell'Aire che aveva trascorso molti anni in Libia.
Quando ne parlava aveva una luce negli occhi che ne illuminavano il volto.
Nonostante la miseria in cui Muhammar li faceva vivere, i libici vivevano.
Qui da noi si sopravvive solo.



Questa ragazza ha lasciato pochissime tracce su internet almeno nel periodo precedente alla radicalizzazione.
Segno che forse nonostante le amarezze riusciva a vivere una vita serena.
Chi passa molto tempo in rete è spesso infelice o alla ricerca di qualcosa.

Meriem non tornerà. La casistica purtroppo non fa presagire nulla di buono.
Anche se fosse ancora in Turchia non la recupereremo mai.
Nemmeno le SAS potrebbero fare un miracolo del genere. E’ nostro dovere comunque cercarla.
C’è da sperare che non la usino a favore dei media e non la riducano in schiavitù.
Magari trova un bravo ragazzo e si sposa in un angolo di Siria che non sia lacerato dalla guerra.

A volte la serenità si trova negli spazi più impensati. Anche all’inferno.

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