sabato 2 maggio 2015

Droni alla sbarra

Prosegue seppur tra mille difficoltà l'iter che dovrebbe portare all'incriminazione di Jonathan Banks e John Rizzo per la morte di due civili avvenuta nel Dicembre del 2009 a causa del lancio di un drone che avrebbe dovuto colpire una abitazione con dei militanti.
Il distretto di polizia di Islamabad in seguito all'ordine emanato dalla corte suprema ha registrato il caso per poi girarlo al distretto delle federazioni tribali dove è materialmente avvenuto l'incidente.
Trovandosi però l'agente Cia nella capitale all'epoca, e temendo che spostando la pratica in un'area rurale e difficile come quella del fata essa venga trattata in maniera superficiale per non rovinare il rapporto con gli americani, l'avvocato del parente delle vittime ha deciso di presentare ricorso opponendo che una decisione del tribunale non può essere spostata da un comparto all'altro di polizia senza l'ordine del giudice competente.
Se colpevoli, sia l'agenzia che il suo rappresentante e il consulente legale, dovranno rispondere come stabilito dal codice penale pachistano di cospirazione ed omicidio.
Secondo la denuncia Banks si sarebbe servito del territorio pachistano per costruire una rete di azioni illegali che ha avuto come punta dell'iceberg il lancio di droni che ha assassinato i due civili.
Difficile che un processo abbia luogo e che veda la Cia fisicamente alla sbarra ma il governo pachistano d'ora in poi potrebbe iniziare a rivedere le concessioni fatte agli americani.
In questi giorni in cui Obama ha chiesto scusa alle famiglie delle vittime occidentali promettendo addirittura un risarcimento mentre continua ad ignorare le decine di vittime innocenti pachistane, la rabbia della popolazione monta contro il proprio governo.
Questa azione potrebbe essere assieme ad altre, anche motivo di ripensamento per gli Stati Uniti.

Sempre sul versante pachistano ma per questioni legate all'Italia, il portavoce del ministero degli affari esteri ha dichiarato di non aver ricevuto chiarimenti o notizie in forma ufficiale dall'Italia riguardo l'inchiesta della procura di Cagliari.
Quando ci furono i primi lanci d'agenzia il giorno della conferenza stampa in Sardegna aveva invece detto che si sarebbe tenuta in contatto con l'ambasciata pachistana in Italia per seguire eventuali sviluppi.
La ragione di questo mezzo passo indietro sta forse nel fatto che parenti ed amici degli arrestati hanno praticamente invaso in massa la sede del ministero in patria per saperne di più e manifestare il proprio dissenso e sconcerto per accuse che ritengono false.
Il Pakistan è ormai uso a questo genere di reazioni e i suoi rappresentanti istituzionali cercano di barcamenarsi come meglio possono.

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