Nei quattro anni trascorsi in Italia, non era riuscito a trovare un lavoro fisso.
servizio pubblico
Più in particolare, nel periodo in cui è stato monitorato, il LOUATI intratteneva rapporti con combattenti jihadisti operativi in Siria, con i quali comunicava utilizzando facebook, tra cui tale “Abou Jihad Asba”, asseritamente palestinese presente nell’accampamento di Yarmouk, al fine di organizzare il suo trasferimento verso quel paese (attraverso la Turchia) per poi raggiungere ed unirsi ai gruppi jihadisti dell'IS già impegnati in azioni terroristiche.
questurabologna
Isis, il tunisino fermato a Ravenna era stato ospitato anche a Forlì
„tra il 19 e il 20 marzo scorso aveva chiamato un numero turco per ricevere informazioni utili a raggiungere la Siria e il progetto sarebbe fallito per il diniego del passaporto dal consolato a Genova.“
forlìtoday
In particolare due giorni fa alle 20.07, intercettato a telefono, Louati aveva spiegato che stava lavorando in questo ambito per “mettere dei soldi da parte per partire” e che era riuscito “a mettere da parte 40 euro”;Il giovane tunisino sul suo profilo Fb usava una sua foto con una maglietta nera con scritte bianche – i colori dell’Is – e la frase: “Non ci distruggeranno, noi siamo la Umma di Maometto”.
C’è anche il riferimento al suo viaggio milanese per cercare sovvenzioni all’espatrio: “Nella moschea di Milano l’imam egiziano stava chiamando la polizia giuro. Gli ho detto se mi dava un mano per comperare il biglietto. Giuro che mi hanno tirato via dalla moschea e stavano chiamando la polizia”.
radiocittàdelcapo
Dai resoconti giornalistici disponibili non ci troviamo in presenza di un foreign fighter classico o di un terrorista sbarcato di proposito in Italia.
Il suo caso conferma come Daesh in fondo faccia molta presa sui disperati e giustifichi tutto in nome di un Dio in versione di comodo.
Lo spaccio di droga non è attività lecita per i musulmani e l'abbicì del foreign fighter è andare verso la Siria servendosi di un tragitto a tappe che diano poco nell'occhio .
E soprattutto con un biglietto di andata e ritorno.
Si tratta di un ragazzo che non è riuscito a costruirsi una vita stabile da noi e alla fine è crollato davanti all'unica possibilità concreta che forse aveva davanti a sè.
Ha una bella famiglia almeno così pare ma quando si è senza lavoro si perde la dignità come dice il Papa.
A questo proposito il governo deve decidere, e non solo in relazione al problema contingente degli sbarchi, se attivarsi per dare un futuro a quelli che arrivano, bloccarli o smistarli in altri Paesi.
Mancano al solito i servizi di informazione che ormai hanno scelto in linea generale di lasciare la scena ad altri visto che loro non ne hanno bisogno.
C'è una serie di punti da chiarire a livello investigativo :
-in che modo è partita realmente l'indagine.
Ci è stata consegnata l'immagine di un ragazzo difficile o sbandato che era noto alle forze dell'ordine ma per altre questioni.
E' importante comprendere se la spinta sia partita dall'Italia o dall'estero.
La moschea di Ravenna è di recente inaugurazione e l'onorevole Dambruoso ha dichiarato ad un convegno che il centro di viale Jenner è ben lontano dall'essere quello snodo di reclutamento che abbiamo conosciuto in epoche passate.
Il racconto della richiesta di denaro all'imam egiziano sembrerebbe confermarlo.
-come pensava di partire visto che il passaporto gli era stato già negato.
-il contatto con il palestinese all'interno del campo di Yarmouk.
I numeri di telefono da contattare in Turchia cambiano ma le persone che li gestiscono sono più o meno le stesse.
Nouasir non sembrerebbe fare parte di organizzazioni internazionali ma i contatti telefonici e in rete possono portare lontano.
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