mercoledì 22 aprile 2015

Il capolavoro del Fazzo.

Quanti magistrati, giovani e meno giovani, sono disposti oggi ad andare al sud a cercare di riportare a livelli almeno decenti di efficienza la giustizia di questa parte d'Italia? Servirebbero incentivi di carriera, come quelli che vennero dati ai giovani pm antimafia. E servirebbe anche la voglia di mettersi contro l'inerzia, il conformismo, l'accidia di tanti magistrati. Ma da una categoria che ha saputo sfidare la mafia è legittimo pretendere che sappia sfidare anche se stessa. A meno che l'odio del collega non faccia più paura dell'odio di Cosa nostra.
luca fazzo

Di Fazzo ho apprezzato il fatto che quando fu convocato dall'ordine dei giornalisti per la nota vicenda si giustificò dicendo che aveva agito in quel modo perchè era convinto che la sicurezza nazionale venisse prima di tutto. Anche della deontologia.
La sua collega invece avrebbe risposto che non voleva perdere la fonte.
Credo che in fondo entrambi abbiano detto la verità .
Non avevano scelta. C'era poco da inventarsi.
Non mi stupisce che quel gran volpone di Mancini li avesse scelti come "vittime".
Li conosceva evidentemente bene e sapeva come sfruttarne le debolezze.
A Fazzo va riconosciuto un minimo di etica civile.
La collega invece ha mostrato la grettezza tipica dell'essere umano e di molti cronisti.
Come sempre mi attengo ai resoconti giornalistici disponibili in rete.

Non posso credere che Fazzo non sapesse o non si immaginasse che la notizia dell'udienza del vecchietto ormai novantasettenne rinviata al 2018 è verosimilmente una bufala come scritto da La Stampa.
Ha costruito un capolavoro di prosa e contenuti attorno alla vicenda che lui avrebbe appreso da Repubblica ovviamente.
Che cosa si è andato ad inventare pur di dare addosso all'italico sistema della giustizia.
Tanto sa che i lettori del suo giornale raramente vanno a verificare.
Meriterebbe un pulitzer.

Segnalo il suo ultimo lavoro edito da Mursia che ha per titolo L'ultimo fucilato .
Questo testo di sicuro nulla ha a che vedere con delle bufale in quanto è il risultato di un'intensa opera di ricerca effettuata all'archivio di stato di Milano e con il supporto della testimonianza di un partigiano.
Uno spaccato del periodo immediatamente successivo alla liberazione attraverso la disamina della vicenda giudiziaria del capitano Giovanni Folchi accusato di collaborazionismo.
La sua è stata l'ultima condanna a morte eseguita a Milano.
Auguriamo a Fazzo che questo rimanga nella storia come il suo capolavoro vero.

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