relazione copasir
A una presunta gestione allegra del servizio da parte del generale Mori corrisponde anche una supposta superficialità del referente politico e del segretario del Cesis.
E' vero che la 801 non aveva un impianto di controllo definito come la legge attuale .
In fondo lo diceva anche Craxi nella sua famosa circolare in riferimento ad altre questioni che all'epoca esponevano gli agenti a rischi giudiziari non da poco.
Però se in linea di massima il dirigente di un organo di raccordo e un ministro dell'interno erano informati dell'attività del servizio nel perimetro delle carceri avrebbero dovuto accorgersi che forse c'era qualcosa che non andava o per lo meno avrebbero dovuto mostrarsi più inquisitivi durante il briefing con il direttore del servizio.
Tutto questo puntare il dito contro il generale Mori nella relazione ci riporta verso quella che è forse la questione essenziale di questa operazione in seno al Copasir. Ovvero le ragioni.
In fondo che non vi sia stato dolo e che nemmeno ve ne fosse l'intenzione lo dimostra l'episodio fantozziano del ministro Castelli che avendo sentore che ci fosse qualcosa che non andava, organizzò un blitz a seguito del quale però scoprì che tutto era stato fatto a norma.
Che le operazioni siano state un disastro dal punto investigativo e ne abbiano compromesse altre, questa è una presunzione di conoscenza che i membri del Copasir non si possono arrogare.
Non ne hanno alcun titolo.
Il generale Mori a quanto è dato capire si è tra virgolette approfittato di una norma lacunosa e di un controllo quasi inesistente per imporre una propria logica investigativa.
Ha passato una linea rossa senza secondi fini.
Al Dap hanno pasticciato un pò troppo e il rimpallo di responsabilità che c'è stato nel corso dell'indagine attuale è stato un pò la ciliegina sulla torta.
Questa sorta di inchiesta postuma ha da un lato contribuito ad allargare ancora di più il solco tra servizi vecchi e nuovi.
Dall'altro ha messo in evidenza come l'evoluzione normativa vada di pari passo con un referente politico nuovo che vuole anch'esso rompere i ponti con il passato.
Si è trattato di un doppio messaggio :
agli agenti dei vecchi servizi ancora in servizio per ribadire che certi comportamenti non verranno più tollerati e ai magistrati siciliani, qualora volessero insistere con questa loro azione a tenaglia su presunte trattative e rapporti viziati da legalità piuttosto aleatoria, che il referente politico attuale è pronto a collaborare e scevro da sospetti.
In tutta questa operazione, presumibilmente diretta o almeno ispirata in maniera sapiente dall'ambasciatore Massolo, ci ha rimesso il generale Mori che per l'appunto qualche settimana fa in una intervista lanciava frecciate velenose in svariate direzioni.


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