We will not be able to solve the problem just with a few drone strikes or a few military operations. You have a country that has been broken into a number of tribal factions. There are some sectarian elements to it, and you don't have a central government that is functioning effectively. So we still have to guard against the use of the territories in Libya as a safe haven for terrorist operations, much in the way we’ve done with respect to Somalia for many years.
But the answer ultimately is to have government that can control its own borders and work with us. That's going to take some time. But we will combine counterterrorism efforts in cooperation with Italy and other like-minded nations with a political effort. And we're going to have to encourage some of the countries inside of the Gulf who have I think influence over the various factions inside of Libya to be more cooperative themselves. In some cases, you've seen them fan the flames of military conflict rather than try to reduce them.
Barack Obama
Obviously all the countries in this region are countries that are interested in looking and finding -- looking for and finding a solution barring none. We appreciate the work that certain countries are finally doing in the Mediterranean area, Northern Africa, starting by Egypt. So all the countries are part of this huge undertaking. But please allow me to be very clear: Peace in Libya, either the tribes do this or no one is going to do this, no one is going to achieve this. The only way to reach peace is that the tribes finally accept that they’re going to go toward stabilization and peace.
And our work is that of looking for this to favor all this at all levels so that this effort does indeed lead to peace. The diplomatic initiatives you are aware of; they’re the ones that we are doing with Benardino León, and they’re the ones that the foreign ministers are also trying to support and to study. Matteo Renzi
E' inutile negarlo.
L'incontro di Matteo Renzi con il presidente degli Stati Uniti al di là delle dichiarazioni ufficiali è stato meno esaltante di quanto ci si potesse aspettare.
E la colpa non va affatto attribuita al nostro primo ministro che è sicuramente persona capace ma che deve fare affidamento sul lavoro di uno staff composto da consiglieri militari, politici, diplomatici e di intelligence.
Staff sulle cui competenze e mire a questo punto bisogna iniziare ad interrogarsi.
Anche se come ha detto Obama la questione droni non è stata discussa, di sicuro sarà stata presa in considerazione nelle riunioni preparatorie.
Come si può pensare che l'America sia interessata alla nostra permanenza in Afghanistan così tanto da barattarla con dei droni ?
Parliamo della stessa casa bianca che qualche giorno fa ha emesso un comunicato stringato per esprimere il proprio dissenso sulla condanna a vita di un cittadino americano in Egitto per poi comunque riconsiderare il blocco delle forniture militari al Paese di al Sisi.
E parliamo dell'Afghanistan dove parte degli uomini del mullah Omar sarebbe intenzionata a negoziare la fine delle ostilità direttamente con le alte sfere del governo americano.
Di certo non con noi.
Sulla vicenda tra Russia e Ucraina è sicuramente interesse italiano ed europeo far si che Putin non vada oltre certi limiti ma non possiamo perdere un partner commerciale così importante che potrebbe tra l'altro tornare comodo in situazioni come quelle dei marò.
Ad Obama bisogna dire chiaro e tondo che sulla Russia i nostri interessi divergono profondamente e non possiamo rischiare un caos simile a quello che c'è oggi nel nord Africa proprio a causa dell'intransigenza e della poca lungimiranza americana.
Ma ovviamente è arduo per noi esprimere certi concetti con un interlocutore simile così come non possiamo dirgli che è altamente ipocrita puntare il dito contro gli stati del golfo in libia e allo stesso tempo supportare in tutte le maniere l'azione militare dell'Arabia Saudita in Yemen .
Insomma Matteo è stato mandato allo sbaraglio con la storiella degli accordi tra le tribù in un momento in cui i negoziati sono ancora in alto mare e l'amico di tutti generale Haftar di ritorno da una visitina ad Amman si diletta a bombardare Tajura proprio nel momento più delicato dei colloqui e senza fare mistero del fatto che lui preferisce di gran lunga l'intervento militare a quello diplomatico.
Invece sul campo le nostre aziende fanno accordi con i ribelli per continuare a lavorare mentre qualche connazionale se ne va in giro a vendere armi.
E le nostre antenne se ne accorgono se e come gli conviene.
Matteo non ha bisogno di telefonino e autista ma di gente che abbia veramente a cuore il destino del nostro Paese.
Foto thewhitehouse, palazzochigi, agenzie.

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