Per quanto strano possa sembrare il termine sextortion non è stato elaborato di recente e il suo uso non sempre è stato legato all’ambiente virtuale.
Ve ne è traccia in un articolo del los angeles times che risale al 1950.
Erano i tempi in cui il sesso era un fine.
Spesso gli uomini si servivano della propria posizione di potere per estorcere prestazioni sessuali a donne che non potevano rifiutare di assecondare certi tipi di richieste.
Dal funzionario dell’immigrazione ai manager delle grandi aziende, gli uomini riuscivano a trovare argomenti validi per costringere le donne a relazioni poco impegnative.
Ai tempi di internet il sesso si è trasformato invece in un mezzo utile per ottenere oltre a prestazioni sessuali anche soldi e vantaggi.
Le donne non sono più vittime ma spesso carnefici consapevoli di quella che è ormai una piaga sociale.
E’ illuminante in questo senso la storia della ragazzina di Pontedera che dopo essere stata scoperta assieme ad altre a fare sesso virtuale per scommessa con un coetaneo, per giustificarsi lo ha accusato di essere stata costretta.
L’evoluzione tecnologica che ha fatto si che fossero escogitati i più svariati metodi per portare a termine con successo una sextortion va di pari passo con una involuzione sociale della quale i criminali si approfittano.
E’ questo il fattore sottolineato da uno studio recente della trendmicro che ha registrato il passaggio sempre più evidente del fenomeno criminale dal computer al dispositivo mobile.
I criminali oggi non solo sono all’avanguardia dal punto di vista della tecnologia ma sono in grado di approfittarsi delle debolezze dei soggetti presi di mira e cercano di catturare il maggior numero possibile di informazioni personali sapendo che ciò può distruggere psicologicamente le vittime.
Per fare ciò devono essere a conoscenza del tessuto sociale al quale queste appartengono ed operano nelle proprie realtà regionali.
Il passaggio su android prevede che con un trucco (gli si dice di solito che servirà a migliorare le prestazioni audio-video) il malcapitato venga costretto a scaricare una applicazione attraverso la quale si diffonde un malware che trasferisce i suoi dati sul mobile del ricattatore.
Si tratta di un malware che nelle versioni più evolute è in grado di intercettare o bloccare messaggi di testo e chiamate dell'utente e quindi costituisce un passo ulteriore verso l’appropriazione di dati personali il che rende il ricatto sempre più insostenibile.
Questo schema sviluppato da vere e proprie bande criminali in azione nei Paesi asiatici rende ancora di più la vittima succube degli estorsori.
La conoscenza dell' ingegneria sociale da parte dei criminali è il game changer dell’era moderna per tutto ciò che riguarda la sextortion che non è più solo un misfatto da perseguire individuando un indirizzo ip, ma una circostanza vera e propria da inquadrare e sconfiggere nel contesto sociale.
E’ questo il prossimo passo che si propongono di compiere gli investigatori dei Paesi più colpiti come Germania, Austria ed Inghilterra.
Considerare la sextortion come crimine a se stante isolandolo dalle statistiche del mucchio attraverso gruppi investigativi dedicati ma soprattutto cercare di inquadrare il fenomeno sociale e i protagonisti che lo determinano.

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