ZD30 è la ricostruzione, poco affidabile in quanto Cia e governo americano hanno imposto la propria versione agli autori, degli eventi che portarono alla cattura di Osama bin Laden ad Abbottabad.
La vicenda alla quale si fa riferimento nella scena, è quella dell'ennesima uccisione di civili avvenuta in Pakistan il 31 dicembre del 2009 ad opera di un drone americano alla ricerca di militanti e terroristi.
Quando a distanza di un anno Karim Khan, un giornalista ed attivista locale che perse nel raid figlio e fratello, riuscì a formalizzare in tribunale un'accusa per operazioni di spionaggio clandestine illegali e omicidio nei confronti del responsabile della Cia, venne fuori il nome di Jonathan Banks e la folla si scagliò contro di lui
e l'America.
Bruciata la copertura e a rischio di arresto perchè a quanto pare in possesso di un semplice visto commerciale, Banks che era a capo di una delle più importanti postazioni dell'agenzia nel mondo, in tutta fretta fece le valigie e se ne tornò in America.
Controversa appare la questione del modo in cui Khan venne a conoscenza del suo nome.
La sua versione rimanda a fonti giornalistiche.
Gli americani si dicono convinti che sia stato il servizio segreto pakistano a spifferargli l'informazione. E aggiungono che il drone quella notte era puntato nella direzione giusta perchè a casa del giornalista sarebbe stato presente Haji Omar, uomo del mullah Omar in Afghanistan negli anni novanta e capo incontrastato dei talebani nel sud del Waziristan fino al 2008 anno in cui presumibilmente perse la vita.
La polizia pakistana, da sempre avversa a Khan tanto da negargli una inchiesta finchè la corte suprema non glielo ha imposto qualche giorno fa, ha negato le circostanze indicate dai funzionari americani.
Mark Carlton e Craig Peters Osth, nomi che ai più dicono poco ma che chi segue le vicende internazionali conosce da decenni ormai, succedettero a Banks con risultati ancora più scarsi. Anche loro furono costretti alla ritirata per controverse questioni locali.
Jonathan oggi ormai vicino ai cinquanta e con un bagaglio di esperienza invidiabile che lo ha visto attivo nei balcani, in Russia ed in Iraq, fu assegnato ad un'altra divisione molto importante a Langley dedicata alla questione iraniana.
Anche in questo caso ebbe poca fortuna. Fu sospeso in seguito alle lamentele di collaboratori e sottoposti che lo accusarono di avere creato un ambiente lavorativo ostile e poco produttivo.
Attualmente dovrebbe essere rientrato in servizio al pentagono.
I casi di droni assassini sono la punta dell'iceberg di un gioco sporco che vede impegnati governi, funzionari e faccendieri.
La Cia è sempre alla ricerca di un casus belli che le dia semaforo verde per le sue operazioni poco trasparenti e ancor meno lecite o legali.
Si calcola che dal 2004 ad oggi su quasi quattromila uccisioni almeno trecento e forse più abbiano riguardato dei civili cioè donne, bambini e semplici lavoratori o notabili della tribù impegnati in discussioni per appianare dissensi.
Oltre a Jonathan Banks la corte suprema ha ordinato l'incriminazione di John Rizzo che è una nostra vecchia conoscenza. Si tratta del legale che ha seguito le operazioni della Cia per più di trent'anni e che secondo Sabrina Sousa avrebbe dato l'approvazione per il rapimento di Abu Omar.
Ormai in pensione l'avvocato americano se la passa tra libri di memorie ed interviste.
Molto probabilmente non vedremo lui e tantomeno Banks in un'aula di tribunale in Pakistan.
Poca fortuna qui in Europa ha avuto Noor Khan che chiedeva attraverso il suo legale che una corte inglese riconoscesse il GCHQ complice della Cia nell'uccisione di suo padre in seguito all'information sharing che aveva reso possibile un lancio di droni.
La corte ha stabilito che un eventuale giudizio su una vicenda del genere dovrebbe prima considerare il ruolo degli stati uniti il che potrebbe portare ad una accusa per crimini di guerra .
Ciò costituirebbe una intrusione negli affari di uno stato sovrano che per la legge inglese può avvenire solo in circostanze eccezionali.
Insomma per farla breve a parte il dottor Spataro, nessuno finora ha osato sfidare gli Stati Uniti.
Ma il lavoro di Khan non è circoscritto alla mera azione legale quanto alla sensibilizzazione della popolazione locale su un tema che li vede protagonisti.
Oggi i pakistani sanno di poter contare su una corte di giustizia del loro Paese che li difende dalle aggressioni esterne.
Karim ha organizzato vari gruppi che in giro per il Pakistan documentano e denunciano le uccisioni di civili.
Ha creato una rete di sostegno attorno al mondo e si relaziona ai politici occidentali per informarli di quanto accade realmente in Pakistan oggi.
L'anno scorso prima di intraprendere un viaggio in Europa per discutere di queste questioni, l'intelligence pakistana lo ha rapito e torturato per diversi giorni.
Probabilmente non lo ha ucciso ma lo ha addirittura lasciato andare proprio grazie alle pressioni internazionali.
Un segno questo, che forse in Pakistan è ancora viva la speranza.







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