Sia Obama (statement) che l’addetto stampa della casa bianca (press briefing) hanno rivelato che i due ostaggi sarebbero morti a Gennaio in una operazione anti-terrorismo aspecifica ovvero per la quale non si era alla ricerca di un obiettivo preciso ma venivano prese di mira alcune zone sotto il controllo di al Qaeda. Non è stato chiarito se si trattasse di operazioni di terra o aeree ma possiamo dare per certo ormai che fossero coinvolti dei droni.
Nel mese di Gennaio risultano esserci state almeno cinque azioni del genere.
Josh Earnest ha dichiarato che Lo Porto e Weinstein furono uccisi nella stessa operazione in cui perse la vita Ahmed Farouq capo di al Qaeda nel subcontinente indiano e cittadino americano.
Quindi possiamo affermare con certezza che stesse parlando del 15 Gennaio di quest’anno.
Quel giorno ci furono due incursioni da parte dei droni americani.
Una prima venne lanciata nella vallata dello Shawal nel Waziristan del nord e qualcosa andò storto perché passò molto tempo prima che i soccorsi potessero giungere. Inoltre i droni rimasero in aria per circa mezz’ora dopo il lancio dei missili. Alla fine venne anche imposto il coprifuoco.
A poche ore di distanza venne sferrato un secondo attacco un pò più a sud in un’area compresa tra Makeen e Shawal quindi a ridosso del confine tra Afghanistan e Pakistan.
Nella stessa giornata il ministero degli affari esteri pachistano emise un duro comunicato di condanna degli attacchi americani. Si tratta di esternazioni abbastanza comuni in quanto da un lato il governo deve cercare di calmare la popolazione esasperata dalla presenza americana e dalla continua uccisione di civili.
Dall’altro era probabilmente indispettito per il fatto che il secondo attacco aveva colpito un’area, quella del Dacha Warra, sotto il controllo di Sajina Mehsud che è uno di quelli con cui il governo pachistano intrattiene buoni rapporti e sulle cui attività criminali spesso chiude un occhio perché essendo incline al dialogo può tornare utile per una eventuale pacificazione o comunque per ottenere una tregua quando necessario.
Sono ragionamenti questi che gli americani non gradiscono e che li spingono ad intensificare le loro azioni militari aeree solitarie.
In seguito a questa operazione dovrebbero essere rimasti uccisi Lo Porto e Weinstein assieme a Farouq.
Il numero complessivo di vittime sarebbe stato sei secondo un articolo del Nytimes pubblicato a poche ore dal discorso di Obama o sette come riportato all’epoca dai giornali locali che parlarono inizialmente di vittime straniere ipotizzando che in quell'area ci fosse un'alta concentrazione di foreign fighters. Si registrava la presenza di cittadini uzbeki.
Come spiegato dall’addetto stampa della casa bianca l’offensiva è stata lanciata dopo un monitoraggio elettronico effettuato con i droni per molti giorni e diverse centinaia di ore. Non si è trattato però di sorveglianza continua. Ci sarebbero stati dei buchi che giustificherebbero il fatto che mai è stata rilevata la presenza degli ostaggi.
Oppure questi erano nel complesso residenziale prima che iniziassero le operazioni di osservazione. Gli americani cercavano una residenza dove si registrasse attività terroristica e hanno trovato quella costruzione in cui era evidente che ci fosse un raggruppamento di qaedisti in mezzo ai quali si trovava almeno un comandante o un personaggio di spicco . Non sapevano che ci fosse Ahmed Farouq.
Dopo aver messo assieme le informazioni provenienti dalla sorveglianza aerea e da intelligence di altra fonte (Earnest non ha voluto specificare quale) e stabilito che non c'era verso di tentare un fermo per assicurare i soggetti attenzionati alla giustizia, si è deciso di attaccare con la consapevolezza che non erano presenti dei civili.
Sul momento non si sarebbero nemmeno accorti che tra i deceduti c’erano Lo Porto e Weinstein.
Successivamente (presumibilmente attorno alla metà di Febbraio) avrebbero maturato l’idea che c’era la possibilità che l’ostaggio americano fosse morto . Si trattava solo di una ipotesi che comunicarono anche alla famiglia Weinstein e che proveniva da altro lavoro di intelligence. Non solo non avevano certezze al riguardo ma non pensavano ancora che ci fosse una relazione tra la morte di Weinstein e l'attacco nel distretto di Ladha.
In seguito alla elaborazione di ulteriori informazioni si è fatta strada l'idea che Lo Porto e Weinstein fossero rimasti uccisi in quel frangente. A quanto è dato capire parliamo del periodo fine Marzo-inizio Aprile. Completate le verifiche se ne è data comunicazione ad Obama che ha provveduto a mettere al corrente i governi di Italia, Afghanistan e Pakistan.
Però a quel punto la nostra agenzia doveva essere già a conoscenza del fatto che la morte di Lo Porto era quasi cosa certa. I nostri mediatori ed informatori sul terreno dovevano saperlo.
Fin qui la versione ufficiale americana confermata, seppure tra recriminazioni comprensibili data l'emotività del momento, dalla vedova del dottor Weinstein.
Si tratta di un resoconto abbastanza ricco di particolari anche se limitato e comunque molto credibile se si tiene conto delle dinamiche che caratterizzano lo scenario Af-Pak e l'approccio americano ormai consolidato sul binario dell'intransigenza e della determinazione ad estirpare i santuari qaedisti in quell'area.
Il resoconto del ministro, in linea di massima abbastanza aderente a quella della casa bianca, contiene uno strafalcione presumibilmente dovuto ad un fraintendimento da parte di chi ha gli ha riassunto la posizione ufficiale americana oppure ha involontariamente reso noto quanto forse comunicato in privato da Obama.
Gli americani rifiutano nettamente l'ipotesi che quel lancio di droni fosse destinato ad un obiettivo mirato.
Una ammissione del genere aprirebbe squarci legali insidiosi visto che abbiamo scoperto solo adesso che Ahmed Farouq era cittadino americano e che comunque in seguito a qualche altro lancio nello stesso mese è rimasto ucciso Adam Gadhan che sapevamo per certo essere americano.
Purgatori insiste sul fatto che gli americani e anche gli inglesi fossero al corrente della trattativa per la liberazione di Lo Porto .
Precisazione importante questa, perchè non v'è dubbio che la tragedia abbia avuto origine da un cortocircuito a livello informativo.
Quello che non si capisce è cosa e quanto effettivamente sia stato comunicato alla controparte americana ma soprattutto a chi.
E' importante saperlo perchè si tratta di quei dettagli che in questo frangente fanno la differenza e che dovrebbero essere comunque noti da tempo sia al presidente del consiglio che ai membri del Copasir che avrebbero dovuto apprenderli dal generale Manenti nel corso delle audizioni di dicembre e febbraio.
Quella dei nostri 007 è una versione in ogni caso solida e credibile perchè se, come pare ormai acclarato, si era vicini alla liberazione e quindi la trattativa poggiava su basi concrete, i nostri interlocutori principali non erano dei semplici mediatori sul terreno ma si trovavano sicuramente anche tra le fila dell'esercito pachistano e dell'isi (servizi segreti).
Questo spiegherebbe altresì il comunicato a tratti furibondo emanato il 15 gennaio dal ministero degli esteri pachistano. Si stavano evidentemente servendo dei loro contatti per la trattativa, ossia di quelli che vengono definiti "good Talibans" e i lanci di droni nella valle di Shawal rendevano arduo portare avanti la mediazione.
Difficile credere che i funzionari americani non sapessero delle nostre mosse.
D'altra parte Obama ha affermato che abbiamo lavorato gomito a gomito sin dall'inizio. Ha fatto riferimento però a generici "allies" senza specificare quali canali effettivamente fossero in contatto tra di loro.
Della vicenda di Lo Porto si sarebbero occupati elementi "within our government".
E il portavoce della casa bianca a specifica domanda se mai il governo avesse partecipato a trattative per il rilascio di Weinstein, ha risposto più volte che la politica del non venire a patti con i terroristi non è mai cambiata in questi anni.
Non ha detto chiaramente che il governo non ha preso parte a trattative o che non ne fosse al corrente.
Infatti il wall street journal in tarda serata ieri ha fatto trapelare che il governo americano con molta probabilità era al corrente di una trattativa iniziata nel 2012 dalla famiglia ma anche di altri tentativi che si avvalevano della mediazione di funzionari governativi pachistani di alto livello.
Il dna potrebbe essere stato fornito dalla onlus tedesca che magari ne conserva traccia in previsione di vicende simili oppure in qualche modo gli americani sono riusciti a reperire un campione biologico proveniente dal padre o dal fratello di Lo Porto.
Dovrebbe essere compito facile per gli spioni di professione senza ricorrere all'aiuto dei nostri agenti.
Stabilire le colpe.
Che cioè il cortocircuito informativo si è verificato tra i ranghi della Cia e ha colpito la comunicazione con Obama.
Non è la prima volta che accade e ciò spiegherebbe perchè il presidente americano si è assunto le colpe ma noi non facciamo la parte del leone nonostante tornerebbe di gran lunga utile a Renzi nel bel mezzo del marasma italicum.
Non abbiamo elementi certi a disposizione e non ci conviene
incrinare il rapporto con la Cia e con gli americani.
Crollerebbe tutto come direbbe la buonanima del generale Pignero.
O forse ci sono questioni di altra natura sul tavolo che ci impediscono di alzare la voce.
Difficile comunque attribuire delle colpe specifiche.
Alla base di questa triste vicenda ci sono le politiche messe in atto dagli Stati Uniti e dagli alleati nell'area Af-Pak e i meccanismi che regolano le agenzie di intelligence americane (non dimentichiamo che in totale sono costituite da ben diciassette organizzazioni e migliaia di persone) che all'indomani del rapporto sulle torture ancora non mostrano di voler cambiare orientamento su metodi e procedure.
E in mezzo al solito ci siamo noi e i nostri servizi che sono costretti a lavorare tra mille difficoltà e referenti.
Non rimane che ringraziare come sempre gli uomini e le donne dell'Aise e i funzionari del ministero degli esteri e sperare che riescano a recuperare i resti di Giovanni.
E' questa l'unica cosa ormai che potrebbe lenire almeno in parte lo strazio della famiglia Lo Porto.
All'amministrazione americana non resta che rivedere le procedure di utilizzo dei droni che tanti morti innocenti hanno causato in quel Pakistan che Warren e Giovanni amavano profondamente.
Sarebbe questa l'unica maniera di onorarne la memoria e di chiedere scusa alle famiglie.







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