mercoledì 8 aprile 2015

Attacco al cane a sei zampe. The stick in the middle.

And to help ensure smooth operations at the Wafa field in Libya’s south, Eni’s local partners have hired youths in Zintan, a city allied with Libya Dawn’s rival in Baida, and militias drawn from the city are aiding with protection, according to a Libyan oil official and the Western security official. "Eni is holding the stick in the middle," said the Libyan official, using a rough translation for an Arab phrase about cultivating both sides. 
An Eni spokesman said the company has no agreements with any militias in Libya. Eni declined to make an executive available for an interview.
wsj via bdlive.co.za

L'altro ieri l'esercito francese che è impegnato in una missione militare stabile nell'area, ha liberato un ostaggio olandese nel nord del Mali.
Il lato comico della faccenda, che purtroppo vede ancora due ostaggi nelle mani dei rapitori di al qaeda, è che nel dare l'annuncio il presidente Hollande ha detto che la liberazione è avvenuta per caso.
Alquanto piccato il generale De Saint-Quentin al comando del contingente francese ha risposto a distanza illustrando la dinamica di un'operazione molto complessa risultata vincente grazie al quadro informativo proveniente dal campo.
Visto che nei pressi di Gao sempre nella stessa zona, qualche ora prima c'era stato un assalto a colpi di artiglieria pesante da parte di una fazione di ribelli non sarebbe sbagliato pensare che i francesi siano accorsi "per caso" in quell'area e abbiano poi scovato l'ostaggio.
Quindi il presidente e il suo generale hanno in fondo ragione entrambi.

Il wsj ci racconta cose che immaginavamo.
Sarebbe interessante sapere piuttosto chi si è dato da fare per vedere pubblicato questo articolo.
Non è che l'Eni abbia molte alternative.
Però questa storia è un pò come quella del pagamento dei riscatti.
Lo fanno tutti però più lo facciamo e più alimentiamo il caos.
Quello che dà fastidio è che queste manovre rendono inutili poi gli sforzi dell'Aise sul terreno.
Uno spreco di forze e di denaro.
A che serve mettere a disposizione dell'Eni uomini e mezzi quando tanto si organizzano a modo loro ?
Epperò l'Aise non può non sapere di questi traffici. E per il momento ci limitiamo a pensare che ne sia solo a conoscenza.
Che cosa fa per risolvere la questione ? Si accontenta di beccare i suoi bei finanziamenti e distribuisce stipendi da nababbi ad agenti italiani ed esterni locali voltandosi dall'altra parte ?
Se attrezzassimo una missione come l'operazione Barkhane in Mali, forse faremmo un passo avanti.
Magari riusciremmo ad approfittarci anche di quella visto che l'etica non è nel nostro corredo genetico però sarebbe un tentativo di cambiare le cose.

Dice "noi in libia siamo ovunque". Si ma che state a fa', a bere il te nel deserto ?
A questo servirebbe una bella intervista del direttore dell'Aise.
A fare chiarezza.
Sennò non rimane che leggere le zozzerie sui giornali e trarne conclusioni inevitabili.

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