venerdì 13 marzo 2015

La spia che aiutò le pupe

Ha causato sconcerto ieri la dichiarazione del ministro degli esteri turco secondo il quale una delle persone che avrebbe aiutato le ragazzine inglesi a varcare la frontiera sarebbe stato un agente segreto di un Paese della coalizione anti-Isis.
Il ministro ha tenuto a specificare che non si tratterebbe nè di un Paese europeo e nemmeno degli stati uniti.
Poi in serata puntuale un whistleblower dal ministero ha fatto sapere che sarebbe se non proprio una spia canadese almeno un collaboratore esterno.
La faccenda puzza .
Da mesi le autorità turche cercano di rintuzzare le accuse provenienti dai Paesi occidentali che da un lato puntano il dito contro la fragilità delle frontiere e la dirompente corruzione che caratterizza gli uffici dell'immigrazione e dall'altro si servono della loro mediazione per inviare armi ai ribelli siriani e recuperare ostaggi nelle zone martoriate dalla guerra.
La presunta spia canadese potrebbe essere una semplice vittima sacrificale della guerra tra agenzie di intelligence presa a mo' di esempio per dimostrare che in fondo anche i governi occidentali, colpevoli tra l'altro di non riuscire ad elaborare una strategia di controllo efficace sugli spostamenti dei propri cittadini, hanno le proprie responsabilità.



Aggiornamento.




Si tratterebbe di un esule siriano arrestato a fine febbraio dalle autorità turche che avrebbe ammesso non solo di aver facilitato l'ingresso in siria delle tre ragazze ma di più di un centinaio di britannici.
Ha confessato anche la collaborazione con l'intelligence canadese attraverso il consolato in turchia e mostrando alcuni sms scambiati con degli agenti.
Dovrebbe trattarsi di un semplice collaboratore esterno.
E' una storia abbastanza credibile.
Non parliamo di un buco nella rete dei servizi canadesi ma dei rischi che corrono un pò tutte le agenzie che non possono fare a meno di doppiogiochisti, informatori e collaboratori più o meno occasionali.
Il pantano siriano non fa che incrementare queste vicende.

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