sabato 21 marzo 2015

Da una banda di ladri a Palermo ai banditi verniciati da islamisti .

Ai primi di dicembre dello scorso anno il Qatar si tirò fuori da una intensa trattativa tesa a liberare circa 25 soldati libanesi diventati ostaggio di isis e nusra al termine di un aspro combattimento ad Ersal cittadina al confine tra Siria e Libano.
Dal momento della cattura ad oggi sono stati uccisi quattro ostaggi .
Attualmente la trattativa è condotta da religiosi e funzionari dell’esercito e va avanti anche a colpi di battibecchi pubblici tra politici e jihadisti.
Il Qatar non è nuovo al ruolo di mediatore nelle vicende che vedono coinvolti degli ostaggi. Dall’Afghanistan di Berghdal alla Siria delle suore di Maaloula i suoi emissari sono impegnati da sempre in negoziazioni delicate che si svolgono tra canali paralleli, scambi di prigionieri e passaggi di mano.

Dai tempi del rapimento di Nicoletta Cantoni per il quale pare che la contropartita fosse costituita da soldi e prigionieri e che vide una grande partecipazione popolare sia in Italia che in Afghanistan, gli scenari sono cambiati.
Oggi la posta in gioco è più alta di un semplice pagamento in denaro.
Le leggendarie lotte tra calipariani e manciniani per stabilire la linea di condotta non avrebbero più ragione di essere perchè siamo di fronte ad un problema che necessita di un approccio globale.
Un rapimento nelle zone calde della terra ha spesso lo scopo di attirare l'attenzione e può influenzare i destini dei Paesi.
Basti pensare che oggi parliamo di spie giapponesi addestrate dai servizi australiani perché all’indomani dell’uccisione degli ostaggi da parte di Daesh il governo avrebbe deciso di ripensare il modello di difesa militare determinato dalla fine della seconda guerra mondiale e la struttura dell'intelligence.
I servizi giapponesi si sono resi conto della propria impotenza dinanzi agli eventi dal momento che mancava l’intelligence sul terreno che è fondamentale per decidere una operazione di hostage rescue e soprattutto i vari dipartimenti sono strutturati in maniera del tutto indipendente tra loro .
Il coordinamento che manca e lo scarso scambio di informazioni rendono alla fine nullo il loro relazionarsi al ministero degli esteri che funge da mero ricettore finale di informative e documenti. Visto che ieri a Roma l’Italia assieme a Stati Uniti ed Arabia Saudita si è fatta promotrice di una iniziativa collettiva volta a fermare i flussi finanziari verso Daesh, forse sarebbe il caso di portare anche questo tema sul tavolo e cominciare a parlare di strategie comuni.

Il problema non è solo costituito dalla scelta nel momento critico e non è solo di tipo economico ma riguarda l’atteggiamento generale che ciascuna nazione ha nei confronti dei partner medio-orientali, asiatici ed africani ovvero di quei Paesi in cui i nostri concittadini vengono spesso rapiti.
Abbiamo saputo attraverso le carte di un processo in America che seppur non in maniera consapevole, soldi dati dalla Cia al governo afghano sono andati nelle casse di bin laden che temeva addirittura si trattasse di mazzette civetta, perché furono usati per il pagamento del riscatto di un diplomatico locale.
E abbiamo scoperto che per mesi il presidente iracheno andava a Washington in cerca di finanziamenti ottenendoli ogni volta, senza che però nessuno gliene chiedesse conto.
Quando il ciclone Isis è sorto, si è saputo che l’esercito e la polizia irachena erano male equipaggiati ed addestrati.
Conosciamo anche, e probabilmente ne siamo partecipi, tutte le manovre che hanno determinato la nascita e lo sviluppo di Daash ed al nusra.
Manovre che molto probabilmente continuiamo a portare avanti.

Il generale Odierno nel corso dell’audizione al comitato delle forze armate del senato americano ha parlato di addestramento alle truppe siriane da fare al più presto assieme agli alleati e di “enabler” da affiancare loro per un certo periodo di tempo. Quindi di personale medico , addetti alle comunicazioni, agenti segreti e tutte quelle figure necessarie in zona di combattimento.
Modi e tempi in cui ci muoviamo per risolvere situazioni di crisi causate anche dai rapimenti, possono mettere in serio pericolo anche o soprattutto queste persone.
E i flussi monetari verso Daash spesso provengono da attori molto vicini alle istituzioni sia in Europa che in altre zone.
Se l'iniziativa del Counter-ISIL Finance Group è seria, deve prendere in considerazione questi ed altri aspetti.

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