giovedì 12 febbraio 2015

Chi spinge chi ?

Individuals drawn to fight in foreign conflict zones do not fit any one stereotype. Recruits come from various backgrounds, highlighting the need for comprehensive messaging and early engagement with a variety of communities to dissuade vulnerable individuals from traveling. Extremist use of social media, especially by ISIL, is attracting a diverse set of aspiring foreign fighters and serving as a platform for relaying travel advice, including facilitation information, meeting locations, and even regional hotel accommodations.
Nicholas J. Rasmussen

Significa che il governo ritiene che la “radicalizzazione” avvenga più facilmente su Internet che di persona; apparentemente ragionevole, ma per complicare il quadro basta ricordare che i fratelli Kouachi, gli attentatori di Charlie Hebdo, non sono diventati jihadisti online ma tramite le idee fondamentaliste assorbite da un predicatore nel 19esimo Arrondissement di Parigi e, per il più giovane, Chérif, in prigione. Andrebbe poi meglio compreso cosa questa convinzione del primato del web comporti per la seconda novità contenuta nello schema di decreto: la possibilità di “spegnere” più facilmente i siti pro-Jihad.
fabio chiusi


Il ministro Alfano se ne va in giro con questo decreto o bozza da almeno sei mesi ormai.
Non lo ha mai svelato nel dettaglio molto probabilmente perchè non ce lo ha chiaro nemmeno lui.
I vari comparti di sicurezza lo riempiono di analisi e piani in rotta di collisione tra loro.

Oltre al fatto che la nuova ondata di terrorismo rende difficile tracciare profili e scenari, c'è da considerare che l'Italia presenta una identità diversa rispetto al resto d'Europa.
Il fenomeno migratorio e la popolazione delle seconde generazioni hanno poco in comune con quelle che troviamo in Austria o Germania.
Non si può parlare di un Islam propriamente italiano a causa delle frammentazioni che caratterizzano le varie comunità.
Scarse sono anche le politiche sociali adottate dal governo.
La cultura digitale e la conoscenza delle lingue qui da noi sono molto povere.

E' difficile fare valutazioni su rischi presenti e futuri.
Una cosa però è certa : il pericolo maggiore è sempre rappresentato da luoghi di aggregazione reali e non virtuali.
Gli sforzi principali devono essere concentrati in quella direzione .
Il pericolo vero non corre sul web.

La rete è un concentrato di interessi economici e di dati.
Chi vuole farci credere che bisogna investire principalmente nella sicurezza della rete per contrastare il pericolo attuale, ha degli interessi in quella direzione.
Interessi economici e politici che hanno bisogno di essere protetti.


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