mercoledì 26 novembre 2014

Assolta l'intelligence, condannato Facebook

Sono state resi noti ieri i risultati di una investigazione condotta dal comitato di controllo sulla intelligence Inglese circa l'omicidio di Lee Rigby, un fuciliere colpito da due soggetti mentre era fuori servizio.
L'inchiesta era tesa ad accertare, visto che i due assassini erano soggetti al controllo dell'intelligence in quanto dediti ad attività terroristiche, se l'omicidio non potesse essere evitato.

Michael Adebolajo venne arrestato per la prima volta nel 2010 in Kenya dalla polizia locale in quanto legato ad individui in odore di terrorismo internazionale ed in procinto di partire per la Somalia con l'intenzione di unirsi ad al shabab.
Il Sis, unità anti-terrorismo inglese con funzioni di raccordo a livello internazionale, prese in carico il ragazzo per rimpatriarlo e su suolo britannico seppur dopo ben quattro mesi, iniziò una serie di controlli crociati con polizia ed MI5 per tracciare un profilo di rischio.
Non trovò granchè perchè Adebolajo era stato fermato nel 2008 nel corso di una manifestazione di protesta per la  questione dei cartoni satirici ma non si era giunti a schedarlo o a sottoporlo ad intercettazioni perchè c'erano altre priorità.
Il direttore del servizio ha tenuto ha chiarire che la cosa comunque non rappresentò una differenza significativa.
In seguito il suo numero di telefono spuntò fuori tra le comunicazioni di alcuni soggetti appartenenti ad al ghuraba, una organizzazione di stampo estremista dichiarata fuorilegge nel lontano 2005.
A causa della difficoltà per giungere a processo la polizia metropolitana non lo aveva nemmeno denunciato.
Theresa May ha confermato che la messa all'indice di questo tipo di organizzazioni ha più che altro funzione deterrente.
Il ragazzo fu comunque inserito in un programma di monitoraggio con lo scopo di stabilire il livello di rischio dei soggetti attenzionati.
Programma che fu chiuso a causa dei risultati contraddittori.
Insomma il Sis sapeva che Adebolajo era un soggetto a basso rischio e con una elevata consapevolezza di essere sotto controllo.
Per questo fu predisposto un programma di monitoraggio che prevedeva  pedinamenti ed intercettazioni ma nell'ambito di un file cosiddetto Trace che consentiva minore accesso a materiale di intelligence come invece previsto dal Lead .
A quel punto però le circostanze non potevano che indicare quel percorso.
Non presentandosi alcuna evidenza di partecipazione alla preparazione di attentati nè di intenzione di partire di nuovo, come da procedura ci fu la sospensione dei controlli.
In virtù del suo coinvolgimento in traffici illeciti e attività di microcriminalità era costantemente sotto controllo di polizia ma a partire dal 2012 non costituiva più un pericolo per la sicurezza nazionale.
Venne trattato quindi come un delinquente comune.

Michael Adebowale invece fu segnalato nel 2011 all'MI5 da GCHQ per attività estremiste attraverso i media.
I servizi indagarono su di lui dal 2012 fino al 2013, anno dell'omicidio di Rigby.
Trattandosi di un caso classificato come bassa priorità, il direttore dei servizi ha spiegato che era perfettamente normale che l'indagine fosse stata condotta con una certa lentezza e molti intervalli.
Adebowale sembrava molto interessato alle attività di al qaeda e leggeva il periodico Inspire.
Era a contatto con soggetti attenzionati ma nulla faceva pensare che potesse costituire un pericolo per la sicurezza nazionale.
Chiusa l'indagine nel 2012 l'MI5 non si consultò con la polizia per decidere se inserirlo in un programma di riabilitazione e quindi nemmeno Adebowale potè beneficiarne.

A parte qualche critica feroce all'operato dell'intelligence, la commissione tende a convergere sull'opinione che il problema per chi si occupa di sicurezza nazionale sta nelle risorse e quindi anche nella difficoltà di coordinamento con la polizia nonchè nelle linee guida che tendono a restringere il potere intrusivo dell'agenzia.
Il lavoro dell'intelligence in periodi come questo è reso difficile dal doversi confrontare con vari attori : gruppi organizzati sul proprio territorio, lupi solitari, gruppi che operano a livello internazionale, finanziatori.
La commissione si è quindi resa conto di come l'MI5 non abbia potuto fare di più.
Ha descritto una serie di errori che singolarmente non hanno causato la morte di Rigby ma tutti assieme hanno creato il clima nel quale questo si è sviluppato.
La condanna del socialnetwork ha attratto l'attenzione dei media inglesi e provocato anche la rabbia della famiglia Rigby.
Se Facebook avesse segnalato alcuni scambi pericolosi probabilmente l'intelligence avrebbe avuto maggiori elementi per una analisi più completa.
Risulta inoltre che i provider americani non rispondono ai mandati del Ripa, un documento teso al controllo dei poteri investigativi emesso dal governo inglese.

L'impressione generale è che l'occasione per mostrare semplicemente l'operato dell'intelligence è stata trasformata in un grosso spot pubblicitario per gli spioni inglesi che come tutti, quando c'è allerta, vogliono più poteri e più leggi repressive.
Non si può passare sopra alla serie di errori fatti con Adebolajo e accontentarsi della versione buonista del direttore.
Doveva essere sottoposto a controllo intrusivo sin dal 2008.
Si può inquadrare un pericolo anche con i "pochi" mezzi a disposizione.
D'altra parte si suppone che l'intelligence sia un comparto con una marcia in più rispetto alla polizia.

Troppo spesso si dimentica che Facebook non è una caserma o un carcere.
Per forza di cose le norme che vigilano su una popolazione eterogenea, devono essere più flessibili di quelle che ci sono nel mondo reale.
Però alla fine fa comodo farsi scudo di quel tanto vituperato "safe haven for terrorists".

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