Nella prima settimana di marzo casse e casse di pistole, fucili, mitra e relativo munizionamento sono state fatte arrivare in Cirenaica via mare, trasportate da unità della Marina Militare. Per essere più precisi si trattava di armi leggere prelevate dai depositi della Sardegna, in particolare La Maddalena e Tavolara, per il semplice motivo che quelle armi ufficialmente non sono "mai esistite" e quindi potevano tranquillamente prendere il largo.
C'è da aggiungere che, una volta arrivate sul suolo libico, nessuno ha più saputo che fine abbiano fatto quelle armi. Come hanno confermato numerose fonti dei ribelli. Che siano servite a combattere non è esattamente l'ipotesi considerata più attendibile. Ma questo era ed è un po' nell'ordine delle cose.
gianni cipriani globalist 2011
E oggi si torna a parlare di quel carico in un articolo pubblicato sul quotidiano la stampa che ci informa (chissà chi ha informato loro e perchè) del fatto che le armi che invieremo ai curdi farebbero parte di un enorme quantitativo sequestrato nel 1994 a bordo della Jadran Express, nave proveniente dall’Ucraina sotto bandiera maltese e destinata assieme a tante altre al rifornimento militare dei Paesi dell’ex-Yugoslavia dal novanta in poi nonostante l’embargo.
Il destino di queste navi si incrocerebbe con quello di Pasquale Locatelli noto alle cronache per essere uno degli obiettivi principali dell'operazione dinero.
Nel 1994 dopo la cattura della Jadran Express fu aperta una semplice inchiesta amministrativa che apparentemente e stranamente non portò a nessuna conclusione significativa .
Fu l'intervento della Dia di Torino nel 1998 a smantellare un traffico miliardario di armi che si svolgeva sulle rotte balcaniche.
Ai magistrati il capo dell'intelligence ucraina dichiarò che il sequestro avvenuto ad Otranto nel '94 fu possibile grazie all'invio, nel momento in cui la nave partì dall'Ucraina, di una sua segnalazione ai servizi segreti britannici .
Verosimilmente questi girarono l'informazione al sismi e la nostra polizia bloccò la nave.
Un'altra versione riportata dalla stampa americana parla invece di una soffiata che partì da Atlanta il che ci riporta a Locatelli noto anche per aver gestito alcuni giri verso la Croazia.
Ad Atlanta c'erano gli uffici affittati dalla Dea a supporto della messinscena che ruotava attorno alla finta banca creata per smascherare il riciclaggio oggetto di indagine.
Il mistero maggiore che comunque circonda questa ed altre navi è che fine abbiano fatto le armi una volta sequestrate.
Quelle sulla Jadran Express non furono mai distrutte nonostante l'ordine del tribunale a causa del solito segreto di stato imposto da uno dei governi Berlusconi.
Come intuibile dal racconto di Cipriani parte delle armi uscite dai ricoveri sardi proseguì il suo viaggio verso zone di guerra : Afghanistan, Siria, Iraq.
Ora è vero che sulla sola Jadran ve ne era un cumulo enorme ma è possibile che non sia stato ancora smaltito o quelle che daremmo ai Curdi provengono da altre fonti non rese pubbliche ?
E chi gestisce questi traffici sul versante italiano ?
Sempre La Stampa oggi parla di mercenari nostrani pronti a partire.
Ma tanti Italiani si trovano nelle aree di combattimento : cooperanti, giornalisti, diplomatici, appaltatori di servizi vari .
Qualcuno di questi magari partecipa al business delle armi fantasma ?

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