Uno strumento del genere «è già stato realizzato in altre città ed in altre regioni», sottolinea Borgonzoni. In effetti «ci stiamo già lavorando e c’e’ una riflessione aperta da mesi», dichiara Monti, precisando però che un percorso di questo tipo richiede necessariamente un «approfondimento» con le Forze dell’ordine. Dispositivi di questo genere, infatti, «possono essere efficaci- continua l’assessore- solo se collegati con chi deve intervenire in modo tempestivo». Su questi temi «c’e’ gia’ stato un primo confronto con la Questura», aggiunge Monti, perche’ le «competenze tecniche» di piazza Galilei si dovranno «intrecciare» con quelle di Palazzo D’Accursio.
corriere bologna
Anche la questione della violenza sulle donne, così come quella del disagio dei ragazzi che finisce con l'esporli ai pericoli della rete, va inquadrata in un contesto allargato alla cultura e alla fase interlocutoria che il nostro Paese sta attraversando.
Il fenomeno non è circoscrivibile ad una mera collezione di statistiche e leggi o ad una definizione univoca quale è il femminicidio.
Si tratta di effettuare una disamina più profonda tesa a ridisegnare gli equilibri tra uomo e donna alla luce della realtà socio-economico attuale e soprattutto a riconsiderare o rigenerare il concetto di famiglia e i valori che la sorreggono.
Il problema non sta solo nella violenza o nell'abuso ma nelle motivazioni.
L'uomo vede spesso la donna solo come un oggetto o un sottoposto e la donna cade nel tranello di considerare la relazione principalmente come una sfida o un mezzo per emanciparsi.
Poche donne oggi si sentono soddisfatte del loro essere "solamente" mogli o madri.
E in entrambi i casi la differenza tra i generi viene percepita come un rapporto di forza .
Non si riesce a comprendere che questa differenza non genera un essere superiore ed uno inferiore ma due persone che hanno bisogno l'uno dell'altra in tempi e modi differenti.
E che quando uno dei due è o si sente più debole, ciò deve essere causa di unione e non di scontro.
Inquadrare il problema solo nei termini del ciclo carnefice-vittima, non aiuta a comprenderlo nè a risolverlo.
Prima che si possa avviare una riflessione seria che porti ad una rivoluzione culturale, è necessario appoggiarsi alla polizia di stato e alle conoscenze tecniche e di supporto psicologico che essa è in grado di fornire.
Il discorso della sicurezza delle donne, per ora principalmente quelle a rischio per ovvie ragioni economiche, è stato avviato molto tempo fa dal prefetto Cirillo a Roma in partnership con la Vodafone ma è ormai esteso ad altre realtà e verrà ulteriormente sviluppato con altre aziende.
Questa collaborazione non deve essere limitata agli interlocutori classici come il comune, le forze dell'ordine e le organizzazioni che si occupano degli abusi ma deve essere allargata ai media, alle scuole, alle organizzazioni religiose e in generale a tutti i referenti delle donne a rischio e non.
Solo con il lavoro di rete si può rafforzare la sicurezza ma soprattutto avviare un processo serio di riforma della cultura della comunità rispetto a questo tema.
Il Questore Stingone che mostra sempre molta sensibilità al riguardo quando interviene alle conferenze stampa relative ad operazioni giunte in soccorso di donne in difficoltà, è sicuramente il miglior catalizzatore da utilizzare in questo processo di messa in sicurezza dell'universo femminile bolognese.
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