giovedì 1 maggio 2014

Spaccature

Quel battere di mani, dunque, era una protesta sonora, ma indiretta, di chi rischia la vita ogni giorno e non si sente tutelato dal suo massimo dirigente. Ma quegli applausi hanno causato divisioni in seno ai sindacati di categoria e fra gli stessi «semplici» agenti.
iltempo


La protesta non nasce con la vicenda degli applausi ma con la chiara presa di posizione da parte del Sap, circa l'esito definitivo del processo.
E' un passo che nemmeno il Coisp, l'unico sindacato di polizia che ha realmente sostenuto la causa degli agenti e il loro diritto ad avere un giudizio equo, aveva mai affrontato.
E questa svolta si è verificata alcune settimane fa, nella fase di preparazione al congresso.
Viene da chiedersi cosa o chi ci sia dietro.

Non è una mossa elettorale.
La leadership nazionale del sindacato sembra ben consolidata.
E il caso Aldrovandi non è certo una battaglia comoda per raccogliere consensi.
Di solito ci si aggrappa alle piccole cose : pause pranzo, rimborsi spese, contrasti con dirigenti locali.

Non serve a granchè qualora fosse una mossa pensata per obbligare il prefetto Pansa alle dimissioni.
Un eventuale successore sarebbe scelto di nuovo tra i de gennariani o nel gruppo dei prefetti.
Ma i poliziotti sanno che al di là delle interviste furbette, un Pecoraro qualsiasi non farebbe la differenza.

Non sembra nemmeno una mossa politica.
Bene che gli vada, Alfano porterà a casa i voti di amici e parenti.
Nè più nè meno. Nulla potrebbe cambiare questo stato di cose.

Il problema è che la spaccatura non è avvenuta solo all'interno del pianeta polizia.
Questa è una vicenda che spacca ancor più Paese e istituzioni, e indigna la gente.
Sembra esserci la longa manus di quegli apparati che di solito si servono di operazioni del genere per trarne vantaggio.
Qualcosa di ben più complesso e decisamente lontano dalla polizia.

Nessun commento:

Posta un commento